Eccomi sul divano a guardare Toronto - Cleveland, o come direbbero loro Cleveland @ Toronto.
Visto che è da un po' che non scrivo, oggi in tempo reale (Ovvero alla fine di ogni quarto) riporterò le mie impressioni su quanto ho appena visto.
Ribadisco che sono in tempo reale, perciò non stupitevi se il primo commento su un giocatore è totalmente opposto all'ultimo commento su quello stesso giocatore.
Primo Quarto: Toronto 30 – 33 Cleveland
Toronto riesce a mantenersi a -3 anche con l’assenza di Chris Bosh, assenza che lascia più palloni a Bargnani che li sfrutta al meglio e conclude il primo quarto già in doppia cifra.
Jack si permette un paio di penetrazioni che vanno a segno, gioca bene, ma come Playmaker non condivido la scelta di tenere lui titolare, lasciando Calderon in panchina.
Turkoglu invisibile. Non è assolutamente il giocatore che era ad Orlando. Non capisco se dipenda da un sistema nel quale non si trova, oppure se abbia avuto un notevole calo, ma ancora niente di interessante da parte sua.
Derozan paga l’inesperienza ed esce dopo 2 falli.
Lebron si fa male nei primi minuti, ma continua comunque a spadroneggiare anche grazie agli spazi lasciati liberi dall’assenza di Shaq che offensivamente avrebbe probabilmente potuto divertirsi contro Toronto, ma del quale comunque non si sente molto la mancanza finché non entra Evans, che mette in seria difficoltà la difesa di Cleveland.
Varejao gioca bene, difensivamente ed offensivamente; bene anche Jamison.
Nient’altro da dichiarare.
Secondo Quarto:
Cleveland inizia subendo, con James in panchina, anche grazie all’esplosivo apporto di Sonny Weems e Reggie Evans ed ai pessimi errori di Varejao e Moe Williams, cala anche Jamison.
Il ritorno di James fa salire leggermente il livello per i Cavs, dall’altra parte continuano ad andare bene Bargnani e Jack, ma la differenza la fa Evans.
Lebron dolorante e comunque veramente solo, manca l’apporto dei compagni.
Terzo Quarto: Toronto 82 – 86 Cleveland
Jarret Jack tiene Toronto in partita, imperversando su Cleveland in penetrazione.
Un po’ meglio Moe Williams, ma ancora non abbastanza, Lebron colpisce silenziosamente, ma non incide come al solito sulla partita, ancora un po’ zoppicante per la botta del primo quarto e sembra anche stanco, forse pesa la partita del giorno prima a Boston.
I ritmi sono bassi, in questo tipo di partita Shaq sarebbe stato molto utile per Cleveland.
Derozan totalmente fuori partita, Sonny Weems lo sostituisce egregiamente.
Evans continua ad essere decisivo, Calderon pessimo, Turkoglu discontinuo, così come l’apporto di Delonte West che alterna canestri difficili, a facili errori.
Quarto Quarto:
Delonte West inizia bene il quarto, prima di uscire.
Lebron ha un linguaggio del corpo molto spento, ma silenziosamente fa il suo dovere, soprattutto grazie alla mancanza di un difensore in grado di fermarlo.
Per Toronto gran prestazione di Calderon e Bargnani e anche Turkoglu ritrova le sue vecchie doti per alcuni ottimi possessi, ma non per l’ultimo tiro di Toronto che sbaglia prendendosi una tripla senza senso.
Sul pareggio, con un secondo sul cronometro, Anthony Parker non trova la tripla, come non ha trovato molto durante tutta la partita. Overtime. 111 - 111
OVERTIME:
Lebron trova ripetutamente i compagni liberi, anche oltre l’arco dei tre punti, West, Williams e Parker non sbagliano e portano Cleveland avanti.
Toronto, non pervenuta, non riesce a reagire. Veramente poco da dire su questo Overtime/allenamento al tiro di Cleveland.
Toronto 118 – 126 Cleveland.
MVP: Lebron James.
sabato 27 febbraio 2010
martedì 23 febbraio 2010
RISULTATI NOTTE NBA 22/2/2010
Ecco i risultati della notte NBA appena passata con i migliori in punti, assist e rimbalzi per tutte le squadre più qualche breve commento dove necessario; cliccate su ulteriori informazioni per visionarli:
lunedì 22 febbraio 2010
RISULTATI NOTTE NBA 21/2/2010
Ecco i risultati della notte NBA appena passata con i migliori in punti, assist e rimbalzi per tutte le squadre più qualche breve commento dove necessario; cliccate su ulteriori informazioni per visionarli:
venerdì 19 febbraio 2010
T-MAC AI KNICKS!!! Si gettano le basi per l'estate 2010...
Alla fine il tanto atteso colpo è arrivato. L’ex stella di Raptors, Magic e Rockets si accasa nella grande mela dopo uno scambio a tre che ha visto arrivare anche Rodriguez da Sacramento (che finalmente potrebbe spodestare Duhon dal ruolo di play titolare). Houston invece ottiene Kevin Martin e Hilton Armstrong dai Kings, Jered Jeffries e Jordan Hill da New York. Sembra inoltre che Rockets e Knicks si siano scambiati la prima scelta al draft 2011 (protetta nel caso sia la prima assoluta) e che ai texani sia andata anche la prima scelta 2012 (protetta nel caso sia una delle prime 5 assolute). A Sacramento arrivano Larry Hughes da New York, Carl Landry e Joey Dorsey da Houston.
New York non si è però fermata qui ed è finalmente riuscita ad accontentare D’Antoni cedendo l’idolo di casa Nate Robinson (fresco vincitore dello Slam Dunk Contest per la terza volta) a Boston per Eddie House, J.R. Giddens e Billy Walker. Vedremo come il Madison prenderà questa decisione, tenendo conto del fatto che non ha minimamente influito sull’alleggerimento del payroll della squadra per la prossima estate.
Alla fine dei giochi i Knicks si affacceranno al prossimo attesissimo mercato come la squadra dallo spazio salariale più ampio di tutte. McGrady è infatti possessore di un contratto di 23 milioni di dollari in scadenza, come del resto è in scadenza quello di Rodriguez. Si è invece liberata dei contratti di Hughes, Jeffries e Hill, con quelli di questi ultimi due che avrebbero gravato di quasi 10 milioni di dollari sul budget per l’anno prossimo, assolutamente non trascurabili vista anche l’intenzione della lega di abbassare il salary cup a 53 milioni. Tirando le somme, quest’estate i giocatori attualmente sotto contratto a New York saranno 4, ovvero il Gallo, Eddie Curry, Wilson Chandler e Toney Douglas, per un totale di $ 17.7 milioni. Tenendo conto del fatto che insieme al salary cup scenderà a 16-17 milioni di dollari anche l’ammontare massimo di un contratto, tirando le somme i Knicks possono puntare a non uno, ma ben due big quest’estate. NON MALE!! Se come dicevamo in altri post, con la squadra che gli è stata data quest’anno Lebron avrà i suoi dubbi riguardo un’eventuale partenza, l’unica cosa che potrebbe veramente fare la differenza sarebbe dargli la possibilità di giocare al fianco del suo amicone Wade, opzione che, da come si sono messe le cose adesso, potrà offrirgli solo New York, fra l’altro la meta che preferiva non considerando il supporting cast che avrebbe trovato. Per quanto riguarda T-Mac, lo staff Knicks spera che possa tornare ad essere un buon giocatore dopo che negli ultimi due anni ha giocato solo 101 partite, ma dopo che in carriera ha tenuto medie di 21.9 punti, 6.1 rimbalzi e 4.7 assist a partita. Ma sul valore prima degli infortuni, fra cui l’ultimo che l’ha costretto all’ormai famosa operazione di microfracture surgery, non ci sarà mai alcun dubbio, mentre sul contributo che potrà dare da qui a fine carriera non si può dire lo stesso. Se convincerà la dirigenza non è da escludere comunque che sia rifirmato, a cifre ovviamente molto più basse.
Il ruolo di guastafeste, nel film che andrà nei migliori cinema quest’estate con protagonista i Knicks, per ora dovrebbe essere assegnato sicuramente ai Bulls. Proprio nelle ultime ore di mercato Chicago infatti è riuscita a cedere a Charlotte Tyrus Thomas, talento soprattutto atletico dall’impatto a dir poco discontinuo e restricted free agent al termine della stagione, in cambio di Flip Murray e Acie Law, entrambi con contratto in scadenza, più una prima scelta futura protetta nel caso sia troppo alta. Thomas viaggiava con neanche 9 punti e poco più di 6 rimbalzi a partita, comunque in pochi minuti di utlizzo, mentre Flip Murray teneva medie di quasi 10 punti a match in 20 minuti. Acie Law, visti i 7 minuti di utilizzo di media è invalutabile. Ma comunque, come tutti avrete capito, la questione di questo scambio era tutt’altro che tecnica. Altro movimento in casa Bulls ha visto l’annunciata cessione di Salmons ai Bucks in cambio dei due contratti in scadenza dell’elicottero Hakim Warrick e di Joe Alexander. Questi scambi portano Chicago a diventare la seconda squadra più pericolosa sul mercato la prossima estate con ben 20 milioni di dollari a disposizione, dietro alla città della grande mela con oltre 30. L’obiettivo principale sarà Wade, come ormai annunciato a destra e a manca, e questo andrebbe ovviamente a pestare i piedi a Knicks verso la composizione della coppia più devastante della lega. Sono comunque sicuro che se Dwyane capterà che nell’aria ci sarà la possibilità di giocare con Lebron, farà di tutto affinchè quella possibilità diventi realtà insieme ai sogni della maggior parte dei tifosi NBA in tutto il mondo.
Per quanto riguarda gli scambi minori, Ronnie Brewer vestirà d’ora in poi la maglia dei Grizzlies in cambio di una prima scelta 2011 protetta. Utah dichiara che i pretendenti in quel ruolo ad una maglia da titolare erano troppi, quindi ha deciso di cedere il futuro restricted free agent, alleggerendo così di circa 3 milioni di dollari il salary cup per l’anno prossimo. Memphis ottiene così un valido cambio per Gay, anche in ottica futura, vista la quasi certa partenza del gioiello da Connecticut.
Altra certezza, dopo le 9 italiane, è che Stat è rimasto a Phoenix. Ultimi rumors vedevano diverse possibilità di scambio che, per un motivo o per l’altro, sono saltate all’ultimo momento. Negli ultimi minuti sembrava essere in ballo uno scambio con Houston che avrebbe dato in cambio Scola, Battier e diverse scelte nei futuri draft. Lo scambio avrebbe poi visto la decisione dei Rockets di non proseguire nelle contrattazioni dopo il rifiuto dei Suns a fornire i bollettini medici sullo stato di salute di Stoudemire, vista la sua storia recente con gli infortuni. Altre possibili destinazioni sarebbero state Miami, saltata perchè invece di Beasley avrebbe offerto Haslem e Richardson, e Philadelphia, che oltre a Dalambert non sembra fosse molto convinta sull’inserimento nell’affare di Iguodala. Buon “non colpo” quindi per i Suns, che potranno dimostrarsi valida outsiders nei Playoffs a venire.
Mercato concluso, ci sentiamo per il punto sulle future notti NBA e per valutare i reali risvolti di questi scambi. Stay tuned...
giovedì 18 febbraio 2010
Jamison ai Cavs!!! Rumors sui colpi dell'ultima ora...
Colpo incredibile per Cleveland che ora si candida seriamente e senza più alcun dubbio come la squadra da battere per l’anello di quest’anno. Dan Gilbert, presidente dei Cavs, ha deciso di mettere mano al portafoglio e con questo ennesimo colpo ha infatti portato il payroll della squadra a diventare il terzo più alto della lega. Jamison vestirà la maglia di Cleveland insieme al talento inespresso dei playground new yorkesi Sebastian Telfair al termine di uno scambio che ha coinvolto anche i Clippers e i Wizards. In California va Drew Gooden in cambio di Al Thornton e Brian Skinner che arrivano nella capitale insieme a Ilgauskas, una prima scelta 2010 e i diritti per Emir Preldzic (guardia-ala classe ‘87 di 6 piedi e 9 ora militante nel Fenerbache in Turchia) dai Cavs.
Il quintetto di Cleveland ora è completo. La duttilità di Jamison va ad aggiungere proprio quello che mancava, un 4 capace di allargare l’area alle incursioni di Lebron e punire dai 7 e 25 con grande precisione sugli eventuali scarichi del prescelto. Oltretutto ora in attacco i Cavs avranno a disposizione ben due tipi di pick and roll diversi ma ugualmente efficaci: quello con Antawn e quello con Shaq nei quali rispettivamente il bloccante potrà allargarsi e rendersi pericoloso dalla distanza oppure tagliare in mezzo e far valere la propria stazza in centro area. Il tutto, come spesso accade negli ultimi anni (vedere caso Gasol e più recentemente Butler), senza dare praticamente nulla in cambio, anche perchè non è del tutto da escludere l’ipotesi che Ilga venga tagliato da Washington per poi tornare da dove era venuto. Complimenti quindi al GM Danny Ferri per aver acquistato nell’ultimo anno e mezzo Mo Williams, Shaq e Jamison in cambio praticamente di Damon Jones, Sasha Pavlovic e Ben Wallace assemblando così il quintetto sulla carta migliore della lega, senza contare che ora la partenza di Lebron in caso di vittoria e con questa squadra sarà di certo molto più difficile e, secondo me, impossibile, a meno che non si faccia ingolosire dalla possibilità di vestire la stessa maglia di Wade. Chissà se sarà mai possibile, sognare non costa nulla.
Analizziamo ora le altre squadre interessate nello scambio. Di Washington vale quello che abbiamo già detto in altri post. La squadra vuole ripartire da zero e il presidente non vede l’ora di abbattere i costi di gestione della franchigia, anche perchè spendere ancora dei soldi dopo i risultati degli ultimi anni non deve essere proprio una gioia. Per ora comunque bisogna dire che Ernie Grunfeld (GM dei Wizards) ha fatto un ottimo lavoro in questa direzione, anche se la parte più difficile arriverà quando ci sarà da sciogliere il nodo Gilbert Arenas. Per quanto riguarda i Los Angeles Clippers, dopo le acquisizioni di Outlaw e Blake arriva la cessione di Al Thornton, giocatore molto talentuoso e, per una squadra che vuole partire dai giovani, discreta perdita se si conta che entrando dalla panchina aveva comunque una decina di punti di media. Per il resto arriva Gooden, per il quale vale lo stesso discorso del lungo lituano: un taglio non è del tutto escluso e neanche un ritorno a Dallas, che sarebbe anche interessata ad Ilgauskas nel caso scegliesse la squadra texana e non il ritorno a Cleveland (molto ma molto difficile).
Direi che l’unico deluso di questa trade sembra sarà Stoudemire che, ora come ora, al 99% rimarrà a Phoenix dopo che il suo slot nel quintetto Cavs è stato preso da Jamison. Per Amar’e comunque non dovrebbe essere poi tutto questo sacrificio finire accanto a Nash questa stagione, gonfiare ancora un po’ le sue statistiche e affacciarsi sul mercato quest’estate insieme a tutti gli altri big per strappare un contrattone.
Per quanto riguarda i rumors sui possibili colpi dell’ultima ora (il mercato chiuderà alle 9 ore italiane), sembra che McGrady riuscirà a trovare una nuova maglia. Dopo le insistenti voci sul suo trasferimento ai Knicks in cambio di Jeffries (miglior difensore della squadra, anche se invalutabile viste le prestazioni difensive di New York), Larry Hughes e Jordan Hill (scelta veramente pessima e allo stesso tempo altissima nel draft di quest’anno), si sono inseriti nella trade i Sacramento Kings. Houston infatti cerca un realizzatore sul perimetro e avrebbe individuato in Kevin Martin l’obiettivo principale. Sacramento però se lo sarebbe tenuto stretto, volendo valutare la sua intesa con l’inamovibile Evans, se non fosse che i Rockets hanno inserito fra le contropartite, di fianco a T-Mac, anche Joey Dorsey e Carl Landry, uno dei prinicipali fautori, uscendo dalla panchina, dell’incredibile stagione dei texani, nonchè possessore di un fantastico contratto che permetterebbe ai Kings, esercitando un opzione, di rifirmarlo per l’anno prossimo a meno di 3 milioni di dollari (un vero e proprio caso di sfruttamento perseguibile legalmente visto il suo rendimento). Per completare l’operazione, Sacramento ovviamente dovrà inserire giocatori marginali quali Sergio Rodriguez, Kenny Thomas e Hilton Armstrong per pareggiare l’entità dei contratti in entrata.
Altra trade che sarebbe in dirittura di completamento riguarderebbe Bulls e Bucks. Non è un segreto che Chicago ha come missione, prima del mercato estivo, di liberare spazio salariale per tentare l’assalto ad uno dei grandi nomi che saranno free agent fra pochi mesi, Wade soprattutto. Per raggiungere questo obiettivo i Bulls sono pronti a spedire il contratto di Salmons (opzione per il giocatore di prolungamento per un altro anno a oltre 5 millioni) in cambio di Kurt Thomas e Francisco Elson, entrambi con un contratto in scadenza.
A domani per il punto sui movimenti ufficializzati!
mercoledì 17 febbraio 2010
MERCATO NBA - trades and rumors con Dallas e Portland per ora protagonisti
Siamo ormai agli sgoccioli di questa finestra di mercato NBA. In mezzo ai soliti rumors le trade vere e proprie sono state poche, a dire il vero solo due per essere precisi.
Di sicuro quella che ha coinvolto Dallas e che ha molto soddisfatto l’estroverso Mark Cuban è quella che maggiormente influenzerà i playoffs ad ovest. I Mavs riescono finalmente, dopo anni di voci e smentite, a cedere uno dei trascinatori alla finale del 2005, Josh Howard. Insieme alla sfortunata small forward, martoriata dagli infortuni e mai tornata ai livelli degli anni passati, vengono impacchettati destinazione Washington Drew Gooden, Quinton Ross e James Singleton per ottenere in cambio Caron Butler, Brendan Haywood e Deshawn Stevenson. Non sto neanche a sottilineare quale delle due squadre ci abbia guadagnato di più. I Mavericks hanno ora nel ruolo di ala piccola il talento spropositato di Butler, che seppur discontinuo nessuno discute, e soprattutto un Brendan Haywood alla sua miglior stagione in carriera (quasi 10 punti e oltre dieci rimbalzi a partita conditi con 2 stoppate in 32 minuti di impiego), che finalmente toglierà il peso dello strapagato Eric Dampier dallo starting five, si spera. Oltretutto, con un realizzatore come Butler in campo, il Jet potrà tornare a svolgere il ruolo di sesto uomo a lui più congeniale. D’altro canto i Wizards sperano che Howard si riprenda e torni quel solido giocatore con anche qualche punto nelle mani che è stato fino ad un paio di anni fa, ma nel caso non sia così è la stessa squadra della capitale che nell’estate a venire dovrà decidere se esercitare o no l’opzione che prolungherà il contratto del giocatore da Wake Forest di un anno. Personalmente non vedo tante possibilità che la vicenda possa andare in questa direzione. Washington ha già infatti dichiarato che se arrivano offerte interessanti è pronta a svendere tutti i suoi gioielli dopo che in questi anni fra una cosa e l’altra in campo non ha mai potuto sfruttare il loro talento. Inoltre dopo la crisi economica il presidente dei Wizards non è di certo l’unico che cerca e cercherà di limitare le spese della propria franchigia. Dallas quindi notevolmente rinforzata, ottiene esattamente quello che voleva, ovvero un centro solido e un realizzatore da inserire in quintetto, e gli ottiene senza dare in cambio praticamente niente portandosi, almeno sulla carta, al livello dei Nuggets come possibile contender dei Lakers (anche se contender, per entrambe le squadre, sembra una parola grossa visto l’enorme valore della franchigia della città degli angeli).
L’altra trade coinvolge invece l’asse Portland-Clippers ed è stata ufficializzata proprio oggi. I Blazers spediscono in California Travis Outlaw e Steve Blake più un conguaglio economico per Marcus Camby. Il conguaglio economico, va detto fin da subito, non è da imputare al valore dei giocatori, ovviamente, ma all’entità dei contratti che si vanno a scambiare e quello di Camby risultava maggiore di quelli di Blake e Outlaw messi insieme. Tornando all’aspetto tecnico, i Blazers si privano del loro miglior realizzatore dalla panchina e del sempre solido Blake, cambio in regia di Miller, per avere in cambio quello che, ora come ora, dovrà sostituire Oden e le sue capacità di intimidire i penetratori avversari. Lo scambio va visto anche nell’ottica della maturazione dei giovani, anzi direi soprattutto in quest’ottica. L’intenzione dei Blazers, infatti, sembra proprio quella di dare maggior spazio a Bayless, Fernandez e Batum, giovani di grandissima speranza che anche in campo hanno già dimostrato tutto il loro valore ma che purtroppo hanno comunque dovuto spesso convivere con uno scarso minutaggio, in particolare Nicolàs e Jerryd. Altra cosa da non sottovalutare è che il contrattone di Camby è in scadenza alla fine di quest’anno e che quindi Portland avrà un ottimo spazio di manovra per l’importante mercato estivo a venire. Non ci sorprenderemo poi nel vedere Camby nuovamente con la maglia dei Clippers nella prossima stagione. Per la disastrata L.A. sponda Clippers invece poco da dire o raccontare. Blake si sposterà da una panchina all’altra, stavolta diventando il cambio del barone, e lo stesso dovrebbe fare Travis, diventando cambio di Butler.Entro domani si saprà se il rumors più affascinante diventerà realtà, ma a questo punto le probabilità non sono tantissime; stiamo ovviamente parlando di Stat ai Cavs. Phoenix sembrerebbe quindi, nonostante l’ottima stagione, disposta a ricostruire fin da subito, mentre Cleveland cerca in ogni modo di vincere l’anello quest’anno, conscia che Lebron sta valutando molto attentamente le sue opzioni per l’anno prossimo cercando in ogni modo di abbracciare il suo amico Wade alla fine dei giochi. In ogni modo i Cavs cercavano un ala forte che aprisse l’area, e non mi sembra proprio il caso di Amar’e; ricopriva molto meglio questo ruolo Jamison, fra l’altro come detto sul mercato, ma il prescelto ha messo una parolina su quell’altro e allora...bisogna accontentarlo. Altra cosa, checchè ne dica Stoudemire, la convivenza fra lui e Shaq non è di certo stata una delle migliori. O’neal riempie l’area come pochi e con il calare della sua mobilità non sta di certo ad allontanarsi più di tanto dalla zona ferro; questo è in aperto contrasto con il gioco di Stat che fra l’altro sarà tutto da vedere senza un play come Nash alle spalle e con ricezioni molto più statiche, visto il suo non certo convincente post basso.
Intanto da segnalare anche sul fronte allenatori l’avvicinamento di Rick Pitino alla panchina dei Nets, che proprio stanotte hanno interrotto una striscia di 15 sconfitte consecutive battendo Charlotte, e l’annuncio di James dopo l’all star game (chissà se ci prende in giro anche stavolta) dell’intenzione di indossare dall’anno prossimo il numero 6 e sostituire così lo storico 23 di MJ. Chissà che non sia il segno di un possibile nuovo inizio del Re lontano dal regno di Cleveland...
domenica 14 febbraio 2010
All Star Saturday Night
Vi scrivo appena dopo la diretta. Permettetemi di tralasciare i primi due contest della serata che è andata in diretta su sky, ovvero Haier Shooting Stars e Skillz Challange. Per onor di cronaca menziono comunque i vincitori, rispettivamente team Texas (la squadra di casa capitanata dall'idolo Dirk Nowitzky, affiancato dalla stella WNBA Becky Hammon dei San Antonio Silver Stars e Kenny Smith, ex stella a Houston) e Steve Nash.
A metà della serata finalmente arriva l'attesissima gara del tiro da tre punti dove, per la prima volta, si vedranno un italiano e un centro NBA, fra l'altro autori anche del maggior numero di triple realizzate in stagione fino ad ora. Un primo turno dai punteggi molto bassi vede passare in finale PP, Billups e Stephen Curry, che con 18 punti guida le danze. Eliminati subito quindi il detentore del titolo Cook e i due migliori realizzatori della lega dai 7 e 25, con appena 15 punti a testa. Gallinari paga sicuramente un pessimo avvio e non riesce a recuperare con gli ottimi carrelli finali, ma questo risultato è sicuramente condizionato anche dalla sua scelta di partire appunto dal suo lato debole per poi provare a salire di colpi nel finale. La strategia non tiene conto però del fatto che partendo male il gallo sicuramente perde sicurezza e ritmo, quindi già a metà si capisce che per Danilo il week end delle stelle finirà con l'alzata per l'alley oop di Robinson nel proseguio della notte. In finale inizio col botto dal giocatore che non ti aspetti o, meglio, fino ad ora hai sottovalutato forse.
Pierce è nella sua miglior stagione in carriera per percentuali da dietro l'arco con un notevole 46% ma soprattutto quando il pallone si fa pesante non ne sbaglia uno. Realizza tutte le bonus ball e totalizza un 20 che, visti i punteggi degli avversari, ipoteca un bel pezzo di vittoria. Billups chiude malissimo con 13 e allora occhi puntati sul rookie della città della baia che, dopo un inizio scoppiettante, crolla negli ultimi carrelli lasciando lo scettro e il trofeo a The Truth.
Fra musica soul e ritmi R'nB arriviamo quindi al pezzo forte, la Slam Dunk Contest. Purtroppo per la prima volta sono costretto a muovere una critica all'NBA per il servizio offerto agli amici a casa. Regia a dir poco non impeccabile per tutta la durata di quest'ultimo evento, con schiacciate perse ed evidenti malintesi fra i membri della troupe, nonchè speaker che annuncia per due volte Nate dimenticandosi di Derozen durante la solita presentazione dei partecipanti che precede la gara vera e propria. Detto questo, assolutamente da censurare le schiacciate di Shannon Brown e Gerald Wallace. Dopo tanta pubblicità i due si esibiscono in schiacciate che probabilmente non batterebbero neanche quelle esibite dagli stessi durante uno dei contropiedi di questa prima metà di stagione.
Derozen invece debutta subito con una reverse partendo da dietro il tabellone e palla sotto le gambe. Risponde Nate con un mulinello bimane dopo essersi alzato la palla dall'arco. Per la seconda schiacciata è il momento di coinvolgere un compagno di squadra; si scomodano Weems e uno svogliato Gallinari dalla panchina. La successiva schiacciata del next Air Canada è anche l'unica dell'intera serata ad ottenere un 50. Sonny sbatte il pallone contro il bordo del tabellone, arriva Derozen che lo raccoglie in aria e lo scaraventa nel cesto dopo un mulinello. Robinson, viste le prestazioni di Brown e Wallace, si limita ad un alley oop 360 da 45 punti, proprio quello che gli serviva per arrivare in finale senza bruciarsi i colpi migliori. Da qui in poi niente voti dalla giuria ma votazione finale del pubblico per eleggere il vincitore (scelta secondo me molto discutibile, vincerà quello più amato o chi veramente meriterà il titolo?). Robinson parte male lasciando un discreto vantaggio a Derozen. Nella prima schiacciata tenta infatti l'impossibile per un giocatore della sua altezza, ovvero un mulinello partendo da dietro il tabellone, ed è quindi costretto a ripiegare, dopo diversi tentativi, su un normale alley oop senza fronzoli. Derozen risponde saltando Weems e mostrando che comunque di fantasia quest'anno ne rimane veramente poca. Lo conferma quando nell'ultima proverà una schiacciata dalla lunetta arrivando a staccare però ben oltre la linea della carità, lasciando così a Robinson la possibilità di rifarsi.
Nate the Great non si fa pregare e confeziona una schiacciate devastante (sempre ovviamente se relazionata al fatto che è pur sempre un 5 piedi e 9). Alley oop da un metro circa dopo la linea del libero in reverse eseguita al PRIMO COLPO (una notizia per Cryptonate). Il voto popolare, con il 51%, conferisce giustamente il terzo trofeo al piccolo da New York che diventa il primo a raggiungere tale traguardo. Onore in tutti i casi alla prova di Derozen che, tenetelo a mente, è un rookie!!! Pensate solo ai progressi atletici che fanno in questa lega dopo un paio d'anni il 90% dei giocatori; partire da qua non è poi così male...in attesa di rivederlo, speriamo, l'anno prossimo.
Rimanendo in tema, chiudo postando il link della schiacciata migliore del weekend fino ad ora, ovvero la schiacciata della vittoria nel D-League Slam Dunk Contest di Dar Tucker.
http://www.youtube.com/watch?v=xV3kV3IX-Ro
A metà della serata finalmente arriva l'attesissima gara del tiro da tre punti dove, per la prima volta, si vedranno un italiano e un centro NBA, fra l'altro autori anche del maggior numero di triple realizzate in stagione fino ad ora. Un primo turno dai punteggi molto bassi vede passare in finale PP, Billups e Stephen Curry, che con 18 punti guida le danze. Eliminati subito quindi il detentore del titolo Cook e i due migliori realizzatori della lega dai 7 e 25, con appena 15 punti a testa. Gallinari paga sicuramente un pessimo avvio e non riesce a recuperare con gli ottimi carrelli finali, ma questo risultato è sicuramente condizionato anche dalla sua scelta di partire appunto dal suo lato debole per poi provare a salire di colpi nel finale. La strategia non tiene conto però del fatto che partendo male il gallo sicuramente perde sicurezza e ritmo, quindi già a metà si capisce che per Danilo il week end delle stelle finirà con l'alzata per l'alley oop di Robinson nel proseguio della notte. In finale inizio col botto dal giocatore che non ti aspetti o, meglio, fino ad ora hai sottovalutato forse.
Pierce è nella sua miglior stagione in carriera per percentuali da dietro l'arco con un notevole 46% ma soprattutto quando il pallone si fa pesante non ne sbaglia uno. Realizza tutte le bonus ball e totalizza un 20 che, visti i punteggi degli avversari, ipoteca un bel pezzo di vittoria. Billups chiude malissimo con 13 e allora occhi puntati sul rookie della città della baia che, dopo un inizio scoppiettante, crolla negli ultimi carrelli lasciando lo scettro e il trofeo a The Truth.
Fra musica soul e ritmi R'nB arriviamo quindi al pezzo forte, la Slam Dunk Contest. Purtroppo per la prima volta sono costretto a muovere una critica all'NBA per il servizio offerto agli amici a casa. Regia a dir poco non impeccabile per tutta la durata di quest'ultimo evento, con schiacciate perse ed evidenti malintesi fra i membri della troupe, nonchè speaker che annuncia per due volte Nate dimenticandosi di Derozen durante la solita presentazione dei partecipanti che precede la gara vera e propria. Detto questo, assolutamente da censurare le schiacciate di Shannon Brown e Gerald Wallace. Dopo tanta pubblicità i due si esibiscono in schiacciate che probabilmente non batterebbero neanche quelle esibite dagli stessi durante uno dei contropiedi di questa prima metà di stagione.
Derozen invece debutta subito con una reverse partendo da dietro il tabellone e palla sotto le gambe. Risponde Nate con un mulinello bimane dopo essersi alzato la palla dall'arco. Per la seconda schiacciata è il momento di coinvolgere un compagno di squadra; si scomodano Weems e uno svogliato Gallinari dalla panchina. La successiva schiacciata del next Air Canada è anche l'unica dell'intera serata ad ottenere un 50. Sonny sbatte il pallone contro il bordo del tabellone, arriva Derozen che lo raccoglie in aria e lo scaraventa nel cesto dopo un mulinello. Robinson, viste le prestazioni di Brown e Wallace, si limita ad un alley oop 360 da 45 punti, proprio quello che gli serviva per arrivare in finale senza bruciarsi i colpi migliori. Da qui in poi niente voti dalla giuria ma votazione finale del pubblico per eleggere il vincitore (scelta secondo me molto discutibile, vincerà quello più amato o chi veramente meriterà il titolo?). Robinson parte male lasciando un discreto vantaggio a Derozen. Nella prima schiacciata tenta infatti l'impossibile per un giocatore della sua altezza, ovvero un mulinello partendo da dietro il tabellone, ed è quindi costretto a ripiegare, dopo diversi tentativi, su un normale alley oop senza fronzoli. Derozen risponde saltando Weems e mostrando che comunque di fantasia quest'anno ne rimane veramente poca. Lo conferma quando nell'ultima proverà una schiacciata dalla lunetta arrivando a staccare però ben oltre la linea della carità, lasciando così a Robinson la possibilità di rifarsi.
Nate the Great non si fa pregare e confeziona una schiacciate devastante (sempre ovviamente se relazionata al fatto che è pur sempre un 5 piedi e 9). Alley oop da un metro circa dopo la linea del libero in reverse eseguita al PRIMO COLPO (una notizia per Cryptonate). Il voto popolare, con il 51%, conferisce giustamente il terzo trofeo al piccolo da New York che diventa il primo a raggiungere tale traguardo. Onore in tutti i casi alla prova di Derozen che, tenetelo a mente, è un rookie!!! Pensate solo ai progressi atletici che fanno in questa lega dopo un paio d'anni il 90% dei giocatori; partire da qua non è poi così male...in attesa di rivederlo, speriamo, l'anno prossimo.
Rimanendo in tema, chiudo postando il link della schiacciata migliore del weekend fino ad ora, ovvero la schiacciata della vittoria nel D-League Slam Dunk Contest di Dar Tucker.
http://www.youtube.com/watch?v=xV3kV3IX-Ro
sabato 13 febbraio 2010
ALL STAR WEEKEND...ma quante assenze!!!
Nel momento in cui vi scrivo abbiamo ormai passato la prima tappa di questo All Star Weekend. Nella notte appena trascorsa si sono sfidate, se così si può dire, le rappresentanze di Rookie e Sophomore nella solita partita, sempre che anche questo si possa dire, spettacolare e piena di giocate sopra al ferro. A vincere, dopo 7 anni di dominio assoluto dei second year players, sono i rookies, guidati come ci si poteva aspettare dalla coppia Jennings (22pti, 8 assist e 6 rimbalzi) Evans, quest'ultimo eletto anche MVP della serata con 26 punti, 6 rimbalzi e 5 assist. Il mattatore della serata è però il Sophomore Russel Westbrook, che spiega un po' a tutti perchè i Thunder si trovino dove si trovino con 40 punti dopo che, proprio l'anno scorso, il suo compagno Durant fu il primo a superare quota 40 nella manifestazione segnandone addirittura 46. Da menzionare anche la precisione balistica di Stephen Curry, che continuerà a stupire penso fino alla fine a Golden State, autore già il giorno precedente di una dimostrazione di forza sorprendente quando durante "l'allenamento" dei rookie segna due tiri consecutivi da 3/4 campo davanti agli increduli compagni (link del video qui sotto).
http://www.youtube.com/watch?v=RyCT02Vet84
Per tutti l'MVP della serata doveva però essere Dejuan Blair, la scommessa per ora vinta dagli Spurs, autore di una doppia doppia devastante con 22 punti e 23 rimbalzi. Evans, con grande maturità, deciderà di alzare il trofeo di MVP a fine partita insieme all'ala da Pittsburgh.
Per noi italiani è giusto menzionare la prestazione del Gallo. Solo 5 punti per lui, fra l'altro tutti ad inizio partita, in 13 minuti di impiego, centellinati a causa di un problema all'avambraccio.
Stanotte occhi puntati sull'All Star Saturday Night per i soliti due eventi veramente degni di nota della nottata: 3-point e dunk contest of course!
Nella gara del tiro da tre per la prima volta un italiano ci farà guardare con ancora maggior attenzione questo evento, anche perchè Gallinari non parte di certo battuto e ha molte chance per fare bene se non vincere. Si spera che il problema all'avambraccio che ha condizionato la sua prestazione ieri notte non pregiudichi la ben più importante, per il sottoscritto, gara di stanotte. Gli altri partecipanti che ostacoleranno la strada al successo di Danilo (42% da tre) sono avversari di prim'ordine, partendo dal vincitore dell'anno scorso Daequan Cook, colui che terminò il regno di due anni dell'allora mortifero Jason Kapono. Cook quest'anno sta giocando con il contagocce ma è un tiratore da tre purissimo ed è inspiegabile che non trovi spazio in una Miami che ha uno dei suoi maggiori problemi proprio nelle percentuali da oltre l'arco; a lui preferiscono però un deludentissimo Quentin Richardson. Passiamo poi a Billups, giocatore che non ha bisogno di presentazioni, tiratore da tre più che affidabile soprattutto nei momenti caldi della partita. Quest'anno sta tirando con oltre il 41% da tre, trascinando i Nuggets ad una stagione impressionante se si calcola anche l'assenza prolungata di Melo che hanno superato molto bene in queste ultime settimane. Fra i partecipanti anche l'inspiegabile presenza, per me, di PP. Il giocatore dei deludenti Celtics è però quello che si presenta al contest con la percentuale migliore, ben oltre il 46%! Chi l'avrebbe mai detto a inizio anno!? Fatto sta che, ora come ora, su 165 tentativi ha trovato il dolce suono della retina ben 77 volte. Rimane il fatto che il suo tiro è macchinoso e troppo lento per una gara del genere, sicuramente lo sfavorito per il sottoscritto. Non poteva mancare Channing Frye, quest'anno a dir poco esplosivo come tiratore nel fantastico gioco dei Suns. Quest'anno tira con il 44% dai 7 e 25 ed è secondo nella lega per triple realizzate dietro proprio a Gallinari, recordman della lega con 126 realizzazioni ma ormai recuperato dal lungo di Phoenix, a sole 7 bombe di distanza. Non si può inoltre dimenticare che, visto che i ruoli dei giocatori, ora come ora, vengono assegnati a discrezione della squadra in cui militano, Frye sarà il primo centro nella storia a gareggiare in questa manifestazione. Infine il favorito (in my opinion), Stephen Curry. Tiro rapido e dal range illimitato, come avrete appurato nel precedente video; tira con il 43% da tre ma soprattutto è un giocatore di striscia incredibile, qualità certo non trascurabile in questo genere di sfide.
Nonostante la presenza del Gallo, la gara delle schiacciate rimane sicuramente l'evento di punta stanotte. L'attesa per questa sfida è durata un anno causa la promessa di Lebron James che, un anno fa, disse che quest'anno nei 4 ci sarebbe stato anche lui. Un mese fa invece la decisione, presa in comunione con gli sponsor, di non mantenere la parola data. Ma, io mi chiedo, possibile che gli sponsor credano veramente che un eventuale sconfitta in una gara delle schiacciate influisca sulla reputazione di un giocatore come James? MA NON SCHERZIAMO! Fatto sta che il posto liberato dal re se lo sono dovuti contendere i sudditi Derozen e Eric Gordon ieri notte, con un mini slam dunk contest da due schiacciate a testa e voto finale del pubblico (e altri soldini nelle casse della lega). Derozen viaggia a marce basse con una reverse sotto le gambe e un mulinello, ma batte ugualmente Gordon, autore di una prestazione sicuramente più convincente. C'è da dire che l'america voleva sicuramente vedere cosa si inventerà stanotte il talentuosissimo ragazzo ora residente a Toronto. Dovrà vedersela con il solito Nate Robinson e i due debuttanti Gerald Wallace, da molto tempo atteso in questa competizione, e Shannon Brown, autore delle giocate sopra al ferro più impressionanti di quest'anno e quello maggiormente dotato atleticamente rispetto agli altri secondo me. Voglio anche dire che la scelta di Howard di non partecipare ha sicuramente dato maggior interesse alla sfida di stanotte e spero che venga condivisa da Nate l'anno prossimo, senza nulla togliere al New Yorkese.
Veniamo quindi alla serata clou del weekend, mai martoriata da infortuni pesanti come quest'anno. Personalmente passo le ultime settimane prima di questa partita a sperare che un qualsiasi motivo mi grazi della presenza dei noiosissimi, nonchè totalmente fuori contesto in questo genere di partite, Tim Duncan, Pau Gasol e di tutti coloro che non facciano delle giocate da playground o sopra al ferro il pane quotidiano dei loro match. Invece come al solito questo tipo di giocatori sembra indistruttibile e a mancare saranno Kobe Bryant, Allen Iverson, Chris Paul e Brandon Roy, mal sostituiti da Jason Kidd, Billups, Chris Kaman (assurdo) e David Lee, quest'ultimo addirittura in dubbio con il nostro Bargnani! Gli occhi saranno puntati allora sul debutto di Kevin Durant, fenomenale e allo stesso tempo spettacolare nella prima metà di stagione, nonchè dello spettacolare Rose, ripresosi in questi ultimi mesi. Altri spunti interessanti sono la presenza di Al Horford e di Zach Randolph, uno dei principali motivi dell'ottima stagione dei Grizz.
La partita si giocherà nell'enorme stadio dei Dallas Cowboys, squadra di NFL, che permetterà una presenza record di spettatori (nel debutto di questa stagione 120 mila persone, dico solo questo) a cui metterà a disposizione uno schermo ad alta definizione da 2100 pollici (il secondo più grande schermo del mondo in alta definizione!!!). Ma ecco i quintetti completi:
EAST:
Quintetto: LeBron James, Kevin Garnett, Dwyane Wade, David Lee, Dwight Howard.
Panchina: Al Horford, Chris Bosh, Paul Pierce, Gerald Wallace, Joe Johnson, Rajon Rondo, Derrick Rose.
WEST:
Quintetto: Carmelo Anthony, Tim Duncan, Jason Kidd, Steve Nash, Amare Stoudamire.
Panchina: Pau Gasol, Kevin Durant, Dirk Nowitzki, Zach Randolph, Chauchey Billups, Chris Kaman, Deron Williams
BUON DIVERTIMENTO (Gasol, Kaman e Duncan permettendo...)
venerdì 12 febbraio 2010
The Wild Wild West.
Ormai chiaro il fatto che ad Ovest la competizione è molto più serrata che ad est.
Nonostante ad Est ci siano 3 squadre da titolo (Boston - Orlando - Cleveland) mentre ad Ovest solo una (Lakers), o forse 2 per chi conta anche i Nuggets (Ipotesi che non disdegno totalmente ma ne parleremo dopo), il resto della zona playoff ad est è composta da squadre con un record spesso ifneriore al 50%, mentre ad Ovest la competizione è talmente elevata che almeno 3 squadre di livello restano escluse dalle prime 8.
Abbiamo già parlato di chi, secondo me, resterà esclusa fra le squadre nella seconda metà della classifica, (Hornets, Grizzlies, Houston/Oklahoma City ?), vediamo chi invece si trova (o per meglio dire trovava, dato che utilizzerò le squadre che erano fra le prime 5 al momento dello scorso intervento), nella zona alta della classifica.
Phoenix Suns - Altalenante; Nonostante un ottima stagione dei soliti Nash e Stoudemire e un J-Rich che fa il suo dovere, Frye è talmente discontinuo che al momento entra come sesto uomo lasciando il posto di centro titolare a Lopez (Oddio, se Nash continua a tessere le sue lodi, chi siamo noi per dissentire con il 2 volte MVP, però concedetemi il fatto che non parliamo esattamente di Kareem Abdul), a proposito di discontinui, la rotazione non è credibile, affidata ad Amundson (In aumento, ma non ancora sufficente), Dudley (Non mi esprimo), e Dragic (Lui si salva, ottima stagione), così come si salva Barboosa, il migliore cambio secondo me (non considero Frye un cambio), peccato per i numerosi infortuni; Hill direi il simbolo della squadra: Vecchio, discontinuo, bisognoso di cambi credibili.
La squadra arriverà ai playoff, se passeranno o meno il primo turno dipenderà dall'avversaria.
Dallas Mavericks - Chi pensava potesse andare così bene? Ora sta ritornando lentamente ad una posizione più prevedibile, ma continua a restare fra le prime quattro; Non ci avrei scommesso un euro ad inizio stagione, ma sta andando bene.
Ovviamente non la vedremo in finale di conference, ma se continua così può anche passare il primo turno, quest'estate avrei detto che, sempre se fossero arrivati ai Playoff, si sarebbero fermati dopo le prime 5 partite.
La formula cambia poco: Il tedesco, Jasone, The Jet, The Matrix, qualche altro buon giocatore (Barea...); Una squadra a cui continua a mancare qualcosa. Forse si muoverà sul mercato, ne parliamo più avanti.
Utah Jazz - Altra squadra cambiata pochissimo nel Roster, ma che si trova fra le prime 4, contro ogni pronostico estivo. Merito del solito D-Williams, di un Carlos Boozer a dir poco decisivo, e dei buoni Korver, Kirilenko, ecc... Comprimari di qualità.
Come Dallas, alla squadra manca qualcosa per vincere, ma le possibilità di andare oltre il primo turno ci sono, movimenti sul mercato non sembrano prospettarsi, vediamo come sarà la squadra l'anno prossimo dopo i grandi colpi di mercato.
Denver Nuggets - Gli unici a poter dare del filo da torcere ai Lakers: Billups fenomenale come al solito, un giocatore come pochi, Playmaker brillante, tiratore devastante e quant'altro; Anthony seriamente candidato per l'MVP, questa è per ora la sua migliore stagione, si comporta da uomo franchigia quale dev'essere e fa finalmente parlare veramente di se per quella candidatura al migliore dell'anno; Film horror per chi si avventura sotto canestro, non si sa mai quando arriverà la stoppata con Nenè, K-Mart e The Birdman che sorvegliano la zona e si comportano bene anche offensivamente; Lawson è un ottimo cambio, bella pescata al Draft, Playmaker...Scusate...Guardia veramente interessante, J.R. Smith sempre il giocatore che può cambiare una partita.
Le possibilità sono basse, ma con un po' di fortuna non si sa mai che battano i Lakers e vadano in finale.
Los Angeles Lakers - Come al solito i più forti ad Ovest e probabilmente nell'NBA in generale
Bryant quest'anno, visto che gli avversari li ha già battuti tutti, gioca contro il cronometro...e Vince! Un buzzer-beater dopo l'altro trascina la sua squadra; Odom devastante, un giocatore che, se in serata, può vincere una partita quasi da solo; Gasol fa il suo dovere (Nulla in più per come la vedo io, però il suo dovere lo fa perfettamente), Artest non mi convinceva moltissimo come stella a Houston, ma come vice-Kobe direi che va di lusso ai Lakers, per poi non parlare dell'utilità in fase difensiva; Bynum niente male, continua a mancargli qualcosa ma è in crescita; Shannon Brown, Farmar, Fisher, tutti ottimi piccoli, a completare una squadra alla quale non manca niente.
Squadra probabilmente vincente ad Ovest.
Penso che questo sia finalmente l'anno in cui l'NBA ci concederà la finale Lakers-Cavs, anche perchè se non succederà probabilmente ci troveremo a commentare il crollo psicologico di David Stern. Vedremo eventualmente quale sarà l'esito di una finale come quella, veramente difficile un pronostico; Per ora lo lascio a voi, mi esprimerò, nel caso, a Giugno.
Buon All Star Week-End.
Nonostante ad Est ci siano 3 squadre da titolo (Boston - Orlando - Cleveland) mentre ad Ovest solo una (Lakers), o forse 2 per chi conta anche i Nuggets (Ipotesi che non disdegno totalmente ma ne parleremo dopo), il resto della zona playoff ad est è composta da squadre con un record spesso ifneriore al 50%, mentre ad Ovest la competizione è talmente elevata che almeno 3 squadre di livello restano escluse dalle prime 8.
Abbiamo già parlato di chi, secondo me, resterà esclusa fra le squadre nella seconda metà della classifica, (Hornets, Grizzlies, Houston/Oklahoma City ?), vediamo chi invece si trova (o per meglio dire trovava, dato che utilizzerò le squadre che erano fra le prime 5 al momento dello scorso intervento), nella zona alta della classifica.
Phoenix Suns - Altalenante; Nonostante un ottima stagione dei soliti Nash e Stoudemire e un J-Rich che fa il suo dovere, Frye è talmente discontinuo che al momento entra come sesto uomo lasciando il posto di centro titolare a Lopez (Oddio, se Nash continua a tessere le sue lodi, chi siamo noi per dissentire con il 2 volte MVP, però concedetemi il fatto che non parliamo esattamente di Kareem Abdul), a proposito di discontinui, la rotazione non è credibile, affidata ad Amundson (In aumento, ma non ancora sufficente), Dudley (Non mi esprimo), e Dragic (Lui si salva, ottima stagione), così come si salva Barboosa, il migliore cambio secondo me (non considero Frye un cambio), peccato per i numerosi infortuni; Hill direi il simbolo della squadra: Vecchio, discontinuo, bisognoso di cambi credibili.
La squadra arriverà ai playoff, se passeranno o meno il primo turno dipenderà dall'avversaria.
Dallas Mavericks - Chi pensava potesse andare così bene? Ora sta ritornando lentamente ad una posizione più prevedibile, ma continua a restare fra le prime quattro; Non ci avrei scommesso un euro ad inizio stagione, ma sta andando bene.
Ovviamente non la vedremo in finale di conference, ma se continua così può anche passare il primo turno, quest'estate avrei detto che, sempre se fossero arrivati ai Playoff, si sarebbero fermati dopo le prime 5 partite.
La formula cambia poco: Il tedesco, Jasone, The Jet, The Matrix, qualche altro buon giocatore (Barea...); Una squadra a cui continua a mancare qualcosa. Forse si muoverà sul mercato, ne parliamo più avanti.
Utah Jazz - Altra squadra cambiata pochissimo nel Roster, ma che si trova fra le prime 4, contro ogni pronostico estivo. Merito del solito D-Williams, di un Carlos Boozer a dir poco decisivo, e dei buoni Korver, Kirilenko, ecc... Comprimari di qualità.
Come Dallas, alla squadra manca qualcosa per vincere, ma le possibilità di andare oltre il primo turno ci sono, movimenti sul mercato non sembrano prospettarsi, vediamo come sarà la squadra l'anno prossimo dopo i grandi colpi di mercato.
Denver Nuggets - Gli unici a poter dare del filo da torcere ai Lakers: Billups fenomenale come al solito, un giocatore come pochi, Playmaker brillante, tiratore devastante e quant'altro; Anthony seriamente candidato per l'MVP, questa è per ora la sua migliore stagione, si comporta da uomo franchigia quale dev'essere e fa finalmente parlare veramente di se per quella candidatura al migliore dell'anno; Film horror per chi si avventura sotto canestro, non si sa mai quando arriverà la stoppata con Nenè, K-Mart e The Birdman che sorvegliano la zona e si comportano bene anche offensivamente; Lawson è un ottimo cambio, bella pescata al Draft, Playmaker...Scusate...Guardia veramente interessante, J.R. Smith sempre il giocatore che può cambiare una partita.
Le possibilità sono basse, ma con un po' di fortuna non si sa mai che battano i Lakers e vadano in finale.
Los Angeles Lakers - Come al solito i più forti ad Ovest e probabilmente nell'NBA in generale
Bryant quest'anno, visto che gli avversari li ha già battuti tutti, gioca contro il cronometro...e Vince! Un buzzer-beater dopo l'altro trascina la sua squadra; Odom devastante, un giocatore che, se in serata, può vincere una partita quasi da solo; Gasol fa il suo dovere (Nulla in più per come la vedo io, però il suo dovere lo fa perfettamente), Artest non mi convinceva moltissimo come stella a Houston, ma come vice-Kobe direi che va di lusso ai Lakers, per poi non parlare dell'utilità in fase difensiva; Bynum niente male, continua a mancargli qualcosa ma è in crescita; Shannon Brown, Farmar, Fisher, tutti ottimi piccoli, a completare una squadra alla quale non manca niente.
Squadra probabilmente vincente ad Ovest.
Penso che questo sia finalmente l'anno in cui l'NBA ci concederà la finale Lakers-Cavs, anche perchè se non succederà probabilmente ci troveremo a commentare il crollo psicologico di David Stern. Vedremo eventualmente quale sarà l'esito di una finale come quella, veramente difficile un pronostico; Per ora lo lascio a voi, mi esprimerò, nel caso, a Giugno.
Buon All Star Week-End.
giovedì 11 febbraio 2010
Half season awards
La prima metà della stagione NBA è andata in archivio e questi sono i miei personali awards.
MVP: Kevin Durant. La scelta può sembrare illogica, infatti questa NBA è dominata da LeBron James e Kobe Bryant,che stanno sfoderando prestazioni mostruose e stanno dominando le due Conference. Però i miglioramenti dell'ex LongHorns sono sotto gli occhi di tutti, 29.7 PPG conditi da 7.4 RPG e 2.9 APG, con il 48.5% da 2, il 38% da 3 e l'88% dai liberi, tutte migliori cifre in carriera e a soli 21 anni... impressionante!! Inoltre stà conducendo i Thunder ai playoffs nella durissima Western Conference.
Rookie of the year: Tyreke Evans. Anche qui la scelta è stata complicata, perchè Jennings ad inizio stagione ha stupito tutti, anche per la tremenda prestazione balistica di 55 punti con ben 29 punti solo nel 3° quarto. Però il buon Jennings ha passato periodi di crisi, così come Stephen Curry che stà strabiliando a suon di triple e recuperi ad Oakland, percui la mia scelta è caduta su Tyreke perchè in questi 3 mesi è stato il più costante e guida i rookies per media punti con 20.3 PPG, 4.8 RPG e 5.1 APG, insomma una futura all star.
Most improved player: Rajon Rondo. Sicuramente Zach Randolph e David Lee stanno giocando il loro miglior basket ( e giustamente Pago obietterà alla mia scelta, in quanto tifosissimo Knicks) ma ho optato per Rajon Rondo perchè è stata la vera anima dei Celtics fino a questo momento, ha tenuto sù la baracca nei momenti di crisi, anche per via degli infortuni di KG,The truth e anche per il rendimento sotto le attese di Ray Allen. La guardia da Kentucky, nonostante la percentuale penosa ai liberi (il 59% per una point guard è clamorosa) ha incrementato la sua produzione al tiro e migliorato la sua visione di gioco. Al momento in cui scrivo le sue cifre parlano di 14.3 PPG, 9.3 APG e 4.4RPG conditi da ben 2.5 SPG(leader NBA)
Defensive player: Dwight Howard. Sicuramente Dwight nn è il miglior difensore della lega, ma dato che convenzionalmente tale premio è assegnato a chi domina il pitturato con rimbalzi e stoppate, chi poteva vincerlo se nn il leader della lega in RPG,BPG e double-double. Parliamo di ben 41 doppie doppie su 53 partite giocate con 13.4 RPG e 2.7 BPG, insomma una no-flying zone quella attuata da Howard.
6th man: Jamal Crawford. Pochi dubbi da parte mia, Jamal Crawford è il vero uomo in più degli Hawks e sta producendo le cifre record in carriera, 17.8 PPG in 30 minuti di impiego con ottime percentuali dal campo, il 46% da 2, il 38% da 3 e l'85% dai liberi. Inoltre la scorsa settimana Jamal è diventato il leader ogni epoca di giocate da 4 punti(3 punti più fallo), passando Reggie Miller a quota 24!!
Coach of the year: Scott Brooks. Il coach dei Thunder ha portato la sua squadra in zona playoffs, addirittura il record parla di 30W-21L e a mezza partita dal 5°posto ad Ovest battendo in pochi mesi il numero di vittorie ottenute nell'intero anno passato (23W-59L)
MVP: Kevin Durant. La scelta può sembrare illogica, infatti questa NBA è dominata da LeBron James e Kobe Bryant,che stanno sfoderando prestazioni mostruose e stanno dominando le due Conference. Però i miglioramenti dell'ex LongHorns sono sotto gli occhi di tutti, 29.7 PPG conditi da 7.4 RPG e 2.9 APG, con il 48.5% da 2, il 38% da 3 e l'88% dai liberi, tutte migliori cifre in carriera e a soli 21 anni... impressionante!! Inoltre stà conducendo i Thunder ai playoffs nella durissima Western Conference.
Rookie of the year: Tyreke Evans. Anche qui la scelta è stata complicata, perchè Jennings ad inizio stagione ha stupito tutti, anche per la tremenda prestazione balistica di 55 punti con ben 29 punti solo nel 3° quarto. Però il buon Jennings ha passato periodi di crisi, così come Stephen Curry che stà strabiliando a suon di triple e recuperi ad Oakland, percui la mia scelta è caduta su Tyreke perchè in questi 3 mesi è stato il più costante e guida i rookies per media punti con 20.3 PPG, 4.8 RPG e 5.1 APG, insomma una futura all star.
Most improved player: Rajon Rondo. Sicuramente Zach Randolph e David Lee stanno giocando il loro miglior basket ( e giustamente Pago obietterà alla mia scelta, in quanto tifosissimo Knicks) ma ho optato per Rajon Rondo perchè è stata la vera anima dei Celtics fino a questo momento, ha tenuto sù la baracca nei momenti di crisi, anche per via degli infortuni di KG,The truth e anche per il rendimento sotto le attese di Ray Allen. La guardia da Kentucky, nonostante la percentuale penosa ai liberi (il 59% per una point guard è clamorosa) ha incrementato la sua produzione al tiro e migliorato la sua visione di gioco. Al momento in cui scrivo le sue cifre parlano di 14.3 PPG, 9.3 APG e 4.4RPG conditi da ben 2.5 SPG(leader NBA)
Defensive player: Dwight Howard. Sicuramente Dwight nn è il miglior difensore della lega, ma dato che convenzionalmente tale premio è assegnato a chi domina il pitturato con rimbalzi e stoppate, chi poteva vincerlo se nn il leader della lega in RPG,BPG e double-double. Parliamo di ben 41 doppie doppie su 53 partite giocate con 13.4 RPG e 2.7 BPG, insomma una no-flying zone quella attuata da Howard.
6th man: Jamal Crawford. Pochi dubbi da parte mia, Jamal Crawford è il vero uomo in più degli Hawks e sta producendo le cifre record in carriera, 17.8 PPG in 30 minuti di impiego con ottime percentuali dal campo, il 46% da 2, il 38% da 3 e l'85% dai liberi. Inoltre la scorsa settimana Jamal è diventato il leader ogni epoca di giocate da 4 punti(3 punti più fallo), passando Reggie Miller a quota 24!!
Coach of the year: Scott Brooks. Il coach dei Thunder ha portato la sua squadra in zona playoffs, addirittura il record parla di 30W-21L e a mezza partita dal 5°posto ad Ovest battendo in pochi mesi il numero di vittorie ottenute nell'intero anno passato (23W-59L)
mercoledì 10 febbraio 2010
Hawks @ Grizzlies 2/9/2010
La partita della notte al FedEx Forum di Memphis è l'occasione giusta per fare 4 chiacchiere su una squadra che ad inizio anno era considerata, senza esagerazioni, lo zimbello della lega e che invece si sta rivelando tra le più sorprendenti (ci metto Houston) ad Ovest.
Dopo essersi liberati della presenza di Allen Iverson, forse troppo scomoda e ingombrante, la squadra ha trovato, sotto la guida di un ottimo Hollins, la propria dimensione.
I dubbi ad inizio stagione erano legati non certo al talento che nessuno mi auguro mettesse in dubbio, quanto piuttosto al bilanciamento dei possessi, all'armonia nello spogliatoio, all'amalgama di squadra e via discorrendo.Prima di iniziare questa partita i Grizzlies si presentavano con un record di poco superiore al 50% di W che ,in un ovest altamente competitivo, è da considerarsi buonissimo record.
La partita con gli Hawks è un banco di prova sicuramente solido, essendo oggi Atlanta tra le migliori squadre ad Est( dopo Cleveland e alla pari con Orlando?).
La partita si svolge per 2 quarti e mezzo in equilibrio, con Memphis che predilige le soluzioni nel pitturato e Atlanta che riesce a ribattere colpo su colpo senza mai staccarsi.
Le cose cambiano quando Jamal Crawford alza vertiginosamente il volume della radio; il veterano da Seattle infila una serie di triple che non lasciano il tempo di respirare (chiuderà con 5/7 dalla lunga mettendo le prime 4 di fila senza errori e 28 punti totali in 26 minuti di impiego).Memphis ogni qual volta tenta di reagire è tenuta a distanza da Atlanta che va in amministrazione controllata fino alla fine per il 108-94.
Visto che su Atlanta ha già scritto in maniera esauriente Peo, è il momento per un breve focus sui Grizzlies. La squadra è giovane, piena di talento e sicuramente intrigante. La frontcourt con Gasol( oh questo è buono buono per davvero, se non come il fratello ci arriva parecchio vicino), Zac Randolph (ASG meritatissimo per lui con 34 doppie doppie stagionali e 20 punti+ 11 rimbalzi abbondanti a gara tra l'altro miglior rimbalzista offensivo della lega) e Rudy Gay( non ha bisogno di ulteriori elogi) è tra le migliori e meglio assortite della lega offensivamente parlando mentre come backcourt abbiamo Conley(giocatore disciplinato, poco appariscente ma utile alla causa) e OJ Mayo( in crescita costante offensivamente e difensiva
mente, dove sull'uomo è diventato spaventoso).
mente, dove sull'uomo è diventato spaventoso).Nella metà campo offensiva la squadra, parere personale confortato dalle statistiche, è già oggi nell'elite della lega; per quanto riguarda la parte difensiva il lavoro che attenderà Hollins lo prevedo ancora abbastanza lungo. Gli uomini e i mezzi per far bene anche in quel lato del campo ci sono, vediamo da qui alla fine della RS se ci sarà qualche progresso concreto.
Quello che mi convince meno di Memphis è la panchina: tolto un fantastico (in alcune partite) Young, escono Carroll (visto bene in alcune occasioni ma non ancora pronto come logico che fosse),Tinsley( disciplinatissimo rispetto al passato), Williams( visto col contagocce per la verità sino ad ora) e la seconda scelta assoluta Thabeet. Ecco proprio su Hasheem voglio spender 2 paroline; ogni volta lo vedo giocare mi convince sempre meno: ok ha verticalità, salta parecchio ma è veramente troppo indietro per quanto riguarda le basi del gioco. Se consideriamo che il fisico, tolta l'altezza, è quello che è vedo un futuro poco radioso. Diventerà con tutta probabilità uno che difensivamente saprà tenere il campo molto bene ma in attacco temo sia destinato a svolgere il "compitino".E' lecito aspettarsi qualcosa in più da una seconda scelta? Penso proprio di si....in ogni caso felicissimo di esser smentito anche a breve.
Altro fattore che tiene in apprensione un simpatizzante(come il sottoscritto) Grizzlies è che Rudy Gay questa estate sarà restricted free agent e ha dichiarato più volte di non aver intenzione di rimanere a Memphis. La sua perdita sarebbe dura da digerire, chissà però che questa stagione non gli faccia cambiare idea; anche, se non soprattutto, da qui si valuterà la vera bravura di Lionel Hollins.
Alla prossima ;)
martedì 9 febbraio 2010
Western Conference - Playoff ?
Salve a tutti, ho pensato a lungo all'argomento più adatto per esordire ed iscrivermi a referto su questo blog (Piacere, John). Visto che ci troviamo vicini all'All Star Break, è forse il caso di tirare qualche somma sulla situazione: Parliamo della corsa ai playoff in Western Conference. (6-11)
11 - NEW HORLEANS HORNETS: per il momento fuori dalla corsa Playoff e se posso permettermi, non credo ce la faranno; Ovviamente Chris Paul è capace di tutto e potrebbe essere decisivo per la squadra quando rientrerà, ma un solo giocatore non basta. Non un giocatore franchigia Emeka Okafor (Per quanto ottimo nel suo ruolo), solo un ricordo il David West di un paio d'anni fa quando gli Hornets erano la squadra rivelazione, molto positivo Collison che nasconde bene la mancanza di Paul, ma non bastano Stojakovic e Posey veterani in grado di vincere da soli alcune partite, non un campionato.
10 - MEMPHIS GRIZZLIES: Che spettacolo! Una delle squadre più divertenti della NBA, ma serve un po' più d'ordine. Di sicuro fra le prime 8 in un campionato disputato al Rucker Park, ma su un parquet NBA non penso riusciranno a classificarsi ai Playoff. Devastanti Rudy Gay ed O.J. Mayo, gran stagione per Zach Randolph, bene Conley e Gasol, arriverà anche Thabeet. Una delle squadre più giovani e talentuose, per come la vedo io l'anno prossimo fra le prime 6 ad ovest, ma quest'anno niente Playoff per un pelo.
9 - HOUSTON ROCKETS: Immaginateli con 42 milioni di dollari in più a disposizione, penso ci sarebbe davvero poco su cui discutere. Nonostante le assenze (che preferisco definire tagli al budget) di Yao e T-Mac, la squadra continua a restare attaccata ai Playoff grazie ad un Ariza nei panni di Go-To-Guy, molti buoni giocatori accanto a lui (Brooks, Landry, Scola...) e soprattutto tanta adrenalina. In un Ovest così competitivo non so se ce la faranno, ma lo spero.
8 - PORTLAND TRAIL BLAZERS: Squadra maledetta, perseguitata dagli infortuni, resta comunque in zona playoff. Prima o poi l'infermeria si svuoterà (Oden a parte) e la squadra ha tutte le carte in regola per arrivare fra le prime 5, senza neanche bisogno di fare nomi.
7 - OKLAHOMA CITY THUNDER: questo è l'anno buono perchè arrivino ai Playoff; trascinati dal solito Durant (che avrei inserito nel quintetto All Star) e dalla grinta di molti altri buoni giocatori, Fra cui Westbrook e Green. Squadra giovane che fra qualche anno vedremo, insieme a Memphis, nella parte alta della classifica.
6 - SAN ANTONIO SPURS: Tanto da dire sugli Spurs. Sicuramente arriveranno ai playoff, ma non penso supereranno il primo turno. Squadra finita? Si, salvo rinnovi nel Roster. Tim Duncan ancora importante, ma non lasciamoci ingannare da alcune partite da 30/15, è un grande giocatore, ma sulla via del declino; Jefferson, o chiunque si sia messo la sua maglia, non più il giocatore esplosivo dei New Jersey Nets, Ginobili in ripresa in confronto all'inizio della stagione, ma arriverà sano ai Playoff? Parker sempre Parker e sempre l'unico che l'anno prossimo ritroveremo ancora a questo livello; Blair innesto riuscitissimo, non si può dire lo stesso di McDyess; George Hill buon giovane, ma non la promessa che ci si aspettava dopo un paio di partite dell'anno scorso. Molti dicono che siano immortali, ma la decade è cambiata.
A più tardi per la parte alta della classifica.
11 - NEW HORLEANS HORNETS: per il momento fuori dalla corsa Playoff e se posso permettermi, non credo ce la faranno; Ovviamente Chris Paul è capace di tutto e potrebbe essere decisivo per la squadra quando rientrerà, ma un solo giocatore non basta. Non un giocatore franchigia Emeka Okafor (Per quanto ottimo nel suo ruolo), solo un ricordo il David West di un paio d'anni fa quando gli Hornets erano la squadra rivelazione, molto positivo Collison che nasconde bene la mancanza di Paul, ma non bastano Stojakovic e Posey veterani in grado di vincere da soli alcune partite, non un campionato.
10 - MEMPHIS GRIZZLIES: Che spettacolo! Una delle squadre più divertenti della NBA, ma serve un po' più d'ordine. Di sicuro fra le prime 8 in un campionato disputato al Rucker Park, ma su un parquet NBA non penso riusciranno a classificarsi ai Playoff. Devastanti Rudy Gay ed O.J. Mayo, gran stagione per Zach Randolph, bene Conley e Gasol, arriverà anche Thabeet. Una delle squadre più giovani e talentuose, per come la vedo io l'anno prossimo fra le prime 6 ad ovest, ma quest'anno niente Playoff per un pelo.
9 - HOUSTON ROCKETS: Immaginateli con 42 milioni di dollari in più a disposizione, penso ci sarebbe davvero poco su cui discutere. Nonostante le assenze (che preferisco definire tagli al budget) di Yao e T-Mac, la squadra continua a restare attaccata ai Playoff grazie ad un Ariza nei panni di Go-To-Guy, molti buoni giocatori accanto a lui (Brooks, Landry, Scola...) e soprattutto tanta adrenalina. In un Ovest così competitivo non so se ce la faranno, ma lo spero.
8 - PORTLAND TRAIL BLAZERS: Squadra maledetta, perseguitata dagli infortuni, resta comunque in zona playoff. Prima o poi l'infermeria si svuoterà (Oden a parte) e la squadra ha tutte le carte in regola per arrivare fra le prime 5, senza neanche bisogno di fare nomi.
7 - OKLAHOMA CITY THUNDER: questo è l'anno buono perchè arrivino ai Playoff; trascinati dal solito Durant (che avrei inserito nel quintetto All Star) e dalla grinta di molti altri buoni giocatori, Fra cui Westbrook e Green. Squadra giovane che fra qualche anno vedremo, insieme a Memphis, nella parte alta della classifica.
6 - SAN ANTONIO SPURS: Tanto da dire sugli Spurs. Sicuramente arriveranno ai playoff, ma non penso supereranno il primo turno. Squadra finita? Si, salvo rinnovi nel Roster. Tim Duncan ancora importante, ma non lasciamoci ingannare da alcune partite da 30/15, è un grande giocatore, ma sulla via del declino; Jefferson, o chiunque si sia messo la sua maglia, non più il giocatore esplosivo dei New Jersey Nets, Ginobili in ripresa in confronto all'inizio della stagione, ma arriverà sano ai Playoff? Parker sempre Parker e sempre l'unico che l'anno prossimo ritroveremo ancora a questo livello; Blair innesto riuscitissimo, non si può dire lo stesso di McDyess; George Hill buon giovane, ma non la promessa che ci si aspettava dopo un paio di partite dell'anno scorso. Molti dicono che siano immortali, ma la decade è cambiata.
A più tardi per la parte alta della classifica.
lunedì 8 febbraio 2010
Eyes on Hawks

In queste ultime settimane mi è capitato spesso di seguire gli Atlanta Hawks, squadra che mi ha appassionato sin dai playoffs 2008 quando al 1°turno riuscirono a portare a gara 7 i Boston Celtics, gli stessi Celtics che da lì a un mese si sarebbero laureati campioni Nba.
Questa squadra nelle mani di Mike Woodson è passata da barzelletta della lega con le sole 13 vittorie del 2005, alle 26 del 2006, alle 30 del 2007, alle 37 del 2008 (che hanno segnato un ritorno ai playoffs dopo ben 9 anni dall'ultima apparizione) sino alle 47 dello scorso anno, anno in cui riuscirono anche a passare il 1°turno playoffs per poi arrendersi in sole 4 sfide contro il prescelto.
Al momento in cui scrivo il record in regular season parla di 32 vittorie su 49 partite giocate, con un inizio fantastico in cui hanno portato a casa 19 vittorie su 25 partite giocate, assestandosi addirittura in testa a tutta la Eastern conference per qualche settimana.
Ma questi Hawks sono una squadra del tutto pazza, per alcune partite danno l'impressione di essere una squadra da titolo (ne è una prova lo sweep ai Celtics, seppur privi di KG), ma per altre staccano la spina, diventano abulici e inconcludenti e nn meriterebbero nemmeno l'ottava moneta ad est; lo testimoniano le brucianti sconfitte subite contro squadre dal record sotto il 50% come i Knicks, i Pacers, i Pistons, per nn parlare poi delle asfaltate subite dalle dirette avversarie dei piani alti: 3 sconfitte contro i Magic prendendo mediamente più di 20 punti di scarto, 2 sconfitte contro i Cavs.
Se diamo un'occhiata al loro roster, noteremo un quintetto base molto forte e una panchina profonda.
Mike Bibby nonostante le 32 primavere e il calo in termini di realizzazione, assist e coinvolgimento è la PG titolare; l'all star Joe Johnson è la SG titolare, è un giocatore fantastico che apprezzo sin dai tempi di Phoenix, gran realizzatore, gran tiratore e uomo delle giocate decisive che ogni anno continua a migliorare viaggiando costantemente sopra ai 20 di media conditi da quasi 5 assist e quasi 5 rimbalzi a partita (anche se ogni tanto si innamora troppo del pallone e si ostina in continui isolamenti nn sempre produttivi).
La SF dello starting five è Marvin Williams, giocatore decisamente sopravvalutato nel draft 2005 in cui arrivava come campione Ncaa con i Tar Heels nel quale fu scelto con la n°2 (davanti a Deron Williams e Chris Paul... sigh), ma che dopo un primo apprendistato, ha continuato a migliorare sotto ogni aspetto del gioco.
Come PF Josh Smith, il giocatore più atletico di questa franchigia e uno dei più atletici e spettacolari della lega, un mostro di energia, gran schiacciatore, tra i migliori stoppatori e più che discreto passatore.
Ed infine il neo all star Al horford, il giovane centro titolare di questi Hawks, 2 volte campione Ncaa con i Gators, un giocatore completo, nn altissimo ( 2,08m sono pochi per un centro titolare) ma con buoni movimenti in post basso e buon rimbalzista.
E nn dimentichiamoci della panchina, dalla quale subentra uno tra i migliori sesti uomini della lega, Jamal Crawford, croce e delizia di questa squadra, gran tiratore e accentratore del gioco, ma le cifre parlano per lui: 17.6 a sera conditi dal 46% da 2, il 37% da tre e l'85% dalla linea della carità, decisamente le sue cifre migliori in carriera. Da segnalare anche Mo Evans, un gran difensore e Zaza Pachulia e Joe Smith che danno il cambio ai lunghi e si fanno notare per alta intensità e esperienza sotto canestro.
Insomma ad Atlanta nn hanno solo la fabbrica della CocaCola, ma anche una buona franchigia Nba; ciò nonostante la Philips Arena si riempie solo per i big match, solo per le sfide contro Lebron, contro i Lakers e i Celtics, mentre per le altre partite nn c'è mai il tutto esaurito... valli a capire a volte gli americani.
La mia personalissima previsione è che questi Hawks raggiungeranno tranquillamente le 50 vittorie in stagione regolare, un traguardo importante che li confermerà tra le prime 3-4 ad est e poi raggiungeranno il 2° turno di playoffs (anche perchè oltre a Cavs,Magic,Celtics e Hawks la Eastern conference offre ben poco) nel quale se la giocheranno a viso aperto contro chiunque e occhio perchè in Nba amazing happens!!!
Orlando @ Boston 2/7/2010
La notte NBA, ieri, non è praticamente andata oltre ad una semplice serata in Italia; l'ultima partita infatti finisce alle 23 ore italiane per non incorrere nella devastante concorrenza televisiva del SuperBowl. Non per questo ci si è dovuti privare di un match importante come quello fra Boston ed Orlando, andato in scena al TD Bancknorth Garden e visibile a tutti noi italiani su sportitalia in diretta.
Boston veniva da due vittorie punto a punto consecutive contro Miami e New Jersey che non avevano certo allontanato i dubbi sul loro pessimo stato di forma. A migliorare teoricamente la situazione bianco-verde i rientri di Pierce (miglior realizzatore della squadra) e di Daniels. Orlando, decisamente più in salute, veniva da una sconfitta allo scadere contro i Wizards che però non aveva offuscato la striscia di 4 vittorie consecutive iniziata proprio con i Celtics e proseguita battendo i sorprendenti Hawks di quasi 20 punti. Al di là delle mere statistiche, Boston in questo match vuole dimostrare che per il titolo può dire ancora la sua invertendo quel trend negativo che ormai continua da un mese e l'ha fatta scivolare dalla prima posizione incontrastata della Eastern Conference ad un secondo posto che potrebbe perdere proprio contro i Magic nella partita odierna.
L'inizio è tutto dei Celtics che chiuderanno il secondo quarto addirittura con la doppia cifra di vantaggio (51-40). Rondo è incontenibile e Orlando fatica più del previsto dall'arco. Oltretutto Howard pensa bene di caricarsi di tre falli molto presto lasciando il pitturato dei Magic in mano al polacco Gortat, non proprio la stessa cosa. Il vantaggio però non convince nessuno, o almeno non convince me: KG zoppica vistosamente fin dal primo minuto e si dimostra molto insicuro in attacco, non forzando mai giocate fisiche ed estraniandosi dall'azione biancoverde; il suo ormai brevettato jumpshot dai 6 metri risente delle gionocchia scricchiolanti e il tutto si riassume in 0 punti nella prima metà della partità. Allen è l'unico dei Big Three a rendere un minimo, anche Pierce limita infatti il suo gioco ad un semplice catch & shoot dai 7 e 25 con risultati prevedibili visto che il suo gioco di solito si basa almeno per il 70% su penetrazioni e arresti e tiri dalla media distanza. Il vantaggio in breve deriva quasi totalmente dai 18 punti della panchina (guidata da Daniels che sfrutta a dovere il mismatch con Reddick in post) e da Rajon Rondo che imperversa nell'area a suo piacimento, creando enormi spazi per i compagni.
Il terzo quarto finisce per Boston praticamente al quinto minuto con la tripla di Rondo, da lì in poi il parziale di 25 a 2 di Orlando chiude la partita. Guidati da Vince Carter (20 punti con 3-4 da 3), Rashard Lewis e un positivo Barnes (2-3 dall'arco), i Magic tirano con il 70% in questi 12 minuti, sbagliando una sola tripla, e nei restanti 12 si limitano ad amministrare il vantaggio toccando anche il +18. Una delle scelte chiave di Stan Van Gundy che da il via al parziale è sicuramente quella di lasciare Howard in campo con 4 falli. Il centrone pianta nel pitturato un bel cartello con scritto "no fly zone area" e chiunque provi ad infrangere la legge ne paga le conseguenze (le sole due stoppate con le quali chiude la gara non rendono merito a Dwight). Per Boston, invece, le note positive finiscono con il solito Rondo (17 pt + 9 ass + 5 rmb), che ancora una volta si conferma come miglior giocatore bianco-verde. I Big Three continuano a fare fatica: 13 punti per Pierce e KG, 14 per Allen, con The Truth e He Got Game che chiudono la partita rispettivamente con 1 su 6 e 1 su 5 dai 7 e 25.
Non è la prima volta che i Celtics crollano nella seconda metà di una partita e sembra non sarà neanche l'ultima. Chi all'inizio dell'anno gli dava per favoriti, compreso il sottoscritto, dovrà ricredersi perchè purtroppo il breve ciclo di questa splendida squadra sembra giunto al capolino. Sinceramente non mi aspettavo un calo così vistoso nel giro di 3 anni, soprattutto dal trascinatore al titolo di 2 anni fa KG, vista la sua proverbiale resistenza agl infortuni. Ora come ora, Rondo è il miglior giocatore della squadra ma bisogna affiancargli almeno due giocatori di grande qualità perchè si possa tornare a puntare al titolo, due giocatori che non rispondono più al nome di Kevin Garnett e Paul Pierce. L'anno prossimo il più giovane dei Big Three avrà 34 anni e quindi sembra d'obbligo una domanda...è troppo presto per parlare di ricostruire?
Per quanto riguarda Orlando, il titolo sembra un miraggio lontano. Vince non sta facendo rimpiangere Hedo, che dal canto suo sta deludendo a Toronto, ma l'involuzione soprattutto mentale di Howard insieme ai mancati miglioramenti tecnici nel suo gioco in post rendono quasi superfluo l'acquisto di Shaq da parte dei Cavs, che cmq gioveranno del suo contributo per eventualmente superare LA in finale.
Alla prossima.
Boston veniva da due vittorie punto a punto consecutive contro Miami e New Jersey che non avevano certo allontanato i dubbi sul loro pessimo stato di forma. A migliorare teoricamente la situazione bianco-verde i rientri di Pierce (miglior realizzatore della squadra) e di Daniels. Orlando, decisamente più in salute, veniva da una sconfitta allo scadere contro i Wizards che però non aveva offuscato la striscia di 4 vittorie consecutive iniziata proprio con i Celtics e proseguita battendo i sorprendenti Hawks di quasi 20 punti. Al di là delle mere statistiche, Boston in questo match vuole dimostrare che per il titolo può dire ancora la sua invertendo quel trend negativo che ormai continua da un mese e l'ha fatta scivolare dalla prima posizione incontrastata della Eastern Conference ad un secondo posto che potrebbe perdere proprio contro i Magic nella partita odierna.
L'inizio è tutto dei Celtics che chiuderanno il secondo quarto addirittura con la doppia cifra di vantaggio (51-40). Rondo è incontenibile e Orlando fatica più del previsto dall'arco. Oltretutto Howard pensa bene di caricarsi di tre falli molto presto lasciando il pitturato dei Magic in mano al polacco Gortat, non proprio la stessa cosa. Il vantaggio però non convince nessuno, o almeno non convince me: KG zoppica vistosamente fin dal primo minuto e si dimostra molto insicuro in attacco, non forzando mai giocate fisiche ed estraniandosi dall'azione biancoverde; il suo ormai brevettato jumpshot dai 6 metri risente delle gionocchia scricchiolanti e il tutto si riassume in 0 punti nella prima metà della partità. Allen è l'unico dei Big Three a rendere un minimo, anche Pierce limita infatti il suo gioco ad un semplice catch & shoot dai 7 e 25 con risultati prevedibili visto che il suo gioco di solito si basa almeno per il 70% su penetrazioni e arresti e tiri dalla media distanza. Il vantaggio in breve deriva quasi totalmente dai 18 punti della panchina (guidata da Daniels che sfrutta a dovere il mismatch con Reddick in post) e da Rajon Rondo che imperversa nell'area a suo piacimento, creando enormi spazi per i compagni.
Il terzo quarto finisce per Boston praticamente al quinto minuto con la tripla di Rondo, da lì in poi il parziale di 25 a 2 di Orlando chiude la partita. Guidati da Vince Carter (20 punti con 3-4 da 3), Rashard Lewis e un positivo Barnes (2-3 dall'arco), i Magic tirano con il 70% in questi 12 minuti, sbagliando una sola tripla, e nei restanti 12 si limitano ad amministrare il vantaggio toccando anche il +18. Una delle scelte chiave di Stan Van Gundy che da il via al parziale è sicuramente quella di lasciare Howard in campo con 4 falli. Il centrone pianta nel pitturato un bel cartello con scritto "no fly zone area" e chiunque provi ad infrangere la legge ne paga le conseguenze (le sole due stoppate con le quali chiude la gara non rendono merito a Dwight). Per Boston, invece, le note positive finiscono con il solito Rondo (17 pt + 9 ass + 5 rmb), che ancora una volta si conferma come miglior giocatore bianco-verde. I Big Three continuano a fare fatica: 13 punti per Pierce e KG, 14 per Allen, con The Truth e He Got Game che chiudono la partita rispettivamente con 1 su 6 e 1 su 5 dai 7 e 25.
Non è la prima volta che i Celtics crollano nella seconda metà di una partita e sembra non sarà neanche l'ultima. Chi all'inizio dell'anno gli dava per favoriti, compreso il sottoscritto, dovrà ricredersi perchè purtroppo il breve ciclo di questa splendida squadra sembra giunto al capolino. Sinceramente non mi aspettavo un calo così vistoso nel giro di 3 anni, soprattutto dal trascinatore al titolo di 2 anni fa KG, vista la sua proverbiale resistenza agl infortuni. Ora come ora, Rondo è il miglior giocatore della squadra ma bisogna affiancargli almeno due giocatori di grande qualità perchè si possa tornare a puntare al titolo, due giocatori che non rispondono più al nome di Kevin Garnett e Paul Pierce. L'anno prossimo il più giovane dei Big Three avrà 34 anni e quindi sembra d'obbligo una domanda...è troppo presto per parlare di ricostruire?
Per quanto riguarda Orlando, il titolo sembra un miraggio lontano. Vince non sta facendo rimpiangere Hedo, che dal canto suo sta deludendo a Toronto, ma l'involuzione soprattutto mentale di Howard insieme ai mancati miglioramenti tecnici nel suo gioco in post rendono quasi superfluo l'acquisto di Shaq da parte dei Cavs, che cmq gioveranno del suo contributo per eventualmente superare LA in finale.
Alla prossima.
domenica 7 febbraio 2010
Lakers @ Blazers 2/6/2010

Partita che mi interessava vedere per 2 motivi principali :
1- finirà o meno il tabù Rose Garden per i gialloviola? Dal 2005 i Lakers non portano a casa la vittoria da questa arena, 9 sconfitte consecutive entrando in questa partita
2- Vedere come va la squadra campione NBA senza la sua stella, Kb24 ovviamente, che decide finalmente di prendersi un turno di riposo.
Su Portland, in questo periodo della stagione e soprattutto con questa situazione di infermeria, non si possono dare giudizi vagamente affidabili.
Dunque per quanto riguarda il primo quesito, ebbene si i Lakers vincono dopo 5 anni al Rose Garden risultato finale 99-82. La seconda considerazione è che, in
contumacia Kobe, i Lakers hanno sfoderato un'ottima prestazione, sicuramente convincenti.
contumacia Kobe, i Lakers hanno sfoderato un'ottima prestazione, sicuramente convincenti.La ribalta del palcoscenico va ai 2 personaggi che vedete in foto "Ron Ron" Artest e "Lamarvelous" Odom che dominano la contesa.
Portland, priva fra gli altri di Roy fino alla pausa dell'ASG e del lungodegente Oden, può davvero poco ed è costretta ad inchinarsi.
Knicks @ Cavaliers 2/6/2010 - Eleven is Heaven

Potevo perdermi il back to back dei Knicks in casa del Prescelto?? Ovviamente no.
Vi scrivo a notte inoltrata, appena finita la partita, bè che dire se non che "The Chosen One" ha fatto veramente sul serio chiudendo la gara con 47 punti 8 rimbalzi e 8 assist con un dominio pressochè totale.
L'inizio è stato di quelli da urlo, già prima di metà secondo quarto eravamo a quota 31 col record di Kobe (i famosi 81) che vacillava seriamente. Quando New York si accorge che c'è ben poco da scherzare, inizia a mandare raddoppi e addirittura triplicare la marcatura già da metà campo costringendo LBJ a liberarsi del pallone. Il vantaggio tocca punte di oltre 20 lunghezze di scarto ma (incredibilmente??) i Knicks riescono a rientrare (con Lee e il Gallo in panca e Nate a menar le danze) fino al tiro del possibile pareggio a 2 minuti dalla fine da parte di Duhon che però si spegne sul ferro. Il finale è ancora della star dei Cavs che con un paio di penetrazioni e un jump shot mette la firma indelebile sull'undicesima vittoria consecutiva( 113-106).
Notte, alla prossima.
Focus on...Kevin Durant
In questo post ho deciso di parlare del giocatore che più di ogni altro mi sta entusiasmando questa stagione: Kevin Durant. Vi starete chiedendo come sia possibile che con le prestazioni di Lebron e la magica stagione di Kobe (soprattutto negli ultimi 24 secondi della partita) sia proprio KD a colpirmi maggiormente, beh non è facile darvi una risposta. Forse uno dei motivi principali è che non mi aspettavo un esplosione simile già quest’anno, perchè secondo me, nonostante le sue cifre fossero state già impressionanti gli anni passati, quest’anno il ragazzo è veramente salito di livello in modo spropositato, arrivando a pochi passi dal termine di quel sentiero che porta direttamente all’olimpo dei giocatori NBA, dove lo aspettano Bryant, James, Wade e gli altri potenziali MVP di questa lega. Un’altro motivo potrebbe essere il fatto che mentre osservavo il termine della sfortunata carriera di uno dei talenti più cristallini di cui il mondo abbia mai potuto godere, T-MAC, vedevo sempre di più in Durant la sua reincarnazione, arrivata vicinissima al completamento questa stagione. Stessa capacità di tirare da distanze illimitate come di andare sopra il ferro con una facilità inaudita e facendo sembrare il tutto troppo facile per essere vero. Quando lo vedo staccare per un comodo layup e poi scopro che invece è già con la testa al ferro nel traffico del pitturato rivedo nella mia immaginazione la canotta numero uno che tanto ha infuocato le mie lunghe notti NBA. Poi mi sveglio ed ecco ricomparire il 35, numero che si porta appresso dai tempi della High School, omaggio al suo mentore e coach AAU Charles Craig, ucciso all’età di appunto 35 anni.
Ripercorriamo allora i passi della sua ancora breve carriera partendo proprio da quegli anni. Durant inizia a giocare fin da giovanissimo; nei primi anni delle superiori trova come compagni di squadra prima Michael Beasley poi Ty Lawson con conseguente incetta di titoli nazionali. Nel suo anno da senior, nel 2006, approda alla Montrose Christian School di RockVille, Maryland. Qui diventa subito il miglior realizzatore della squadra e viene eletto Washington Post All Met Basketball Player of the Year e Mcdonald’s All American. Durante il Mcdonald’s All American Game (praticamente l’All Star Game delle High School) viene nominato co-MVP al fianco di Greg Oden, iniziando così lo scontro virtuale fra lui e il gigante di Buffalo in ottica NBA.
È il momento di mostrare il suo talento al college e il ragazzo da Washington non si fa pregare. Chiuderà la stagione da Freshmen con un’irreale doppia doppia di media da 25.8 punti e 11.1 rimbalzi, salendo addirittura di colpi nelle partite della Big 12, dove trascina i suo Longhorns di Texas fino al secondo turno con 28.9 punti e 12 rimbalzi e mezzo di media a partita.
Ma la partita più memorabile è sicuramente quella del derby sentitissimo contro i Texas Tech Red Raiders, ammutoliti da 37 punti e 23 rimbalzi. I paragoni si sprecano, si scomodano i nomi di KG e Dirk Nowitzky per descrivere l’enorme talento di KD35. Viene nominato freshman of the year, NABC Division I player of the year e, per la prima volta nella storia di un freshman, si aggiudica l’Oscar Robertson Trophy, l’Adolph F. Rupp Trophy e il titolo di Associated Press College player of the year. Prima del draft la sua maglia viene subito ritirata dall’università del Texas e, come se non bastasse, viene invitato, insieme al solito Greg Oden, a partecipare al training camp del team USA.
È l’ora del Draft! Arriva la chiamata numero 2, alle spalle dello sfortunatissimo Greg Oden. Chissà se avrà mai la possibilità di dimostrarci se quella scelta fu azzeccata. Visto il rendimento di Durant, i dubbi restano. La stagione da rookie è per me incommentabile. Gli ormai defunti Seattle Sonics giocano tutti per lui e lo trasformano in una macchina da statistiche. Arrivano di conseguenza i 20 punti di media, con una punta di 42 punti, ovviamente non solo frutto dello stile di gioco, ma comunque una grossa mano viene anche da quello calcolando che chiude la stagione con un impietoso 28% dall’arco. In fondo con lo stesso sistema Adam Morrison a Charlotte ha chiuso una statisticamente molto incoraggiante stagione di debutto, e tutti noi sappiamo come è andata a finire la storia. Il confronto è comunque da prendere con le molle vista la differenza di talento fra i due. La seconda stagione vede sicuramente più punti di interesse.
I nuovi Thunder gli affiancano giovani di grande talento come Russel Westbrook e Jeff Green e, anche se i risultati non cambiano granché rispetto all’anno passato (da 20-62 a 23-59) la squadra mostra grandi potenzialità. Il nostro pupillo chiude con 25 punti e 6.5 rimbalzi di media salendo addirittura al 42% dall’arco. Durante l’All Star Rookie Challange totalizza 46 punti battendo il precedente record di 36 di Amare Stoudemire e diventando MVP. Come dicevo all’inizio di questo interminabile (scusate) ma spero interessante articolo, arriviamo a questa impressionante stagione che secondo me ha visto il decisivo salto di livello di Kevin. Quasi 30 punti di media e 7 rimbalzi a partita, queste signori sono statistiche alla Lebron James se non si da troppa attenzione al numero di assist (solo 2.9 a partita), che denota ancora diversi problemi nel coinvolgimento dei compagni. Oltretutto una squadra come i Thunder, che mostrano importanti lacune sotto canestro e non sono certo una squadra irresistibile (anche se notevolmente rinforzati dall’arrivo di altri interessanti prospetti, vedi Harden e Maynor), sono in zona playoffs con un record ben al di sopra del 50%. Durant sta trascinando la squadra con prestazioni incredibili e percentuali dal campo irreali (vedere i 45 con 16 su 21 dal campo contro Golden State ad esempio, nonchè il 49% dal campo di quest'anno), vista la difficoltà dei tiri che è costretto a prendersi.
Non so voi, ma questo secondo me darà presto fastidio ai signori delle zone alte della classifica. NON VEDO L’ORA!!!
Stay tuned...
Ripercorriamo allora i passi della sua ancora breve carriera partendo proprio da quegli anni. Durant inizia a giocare fin da giovanissimo; nei primi anni delle superiori trova come compagni di squadra prima Michael Beasley poi Ty Lawson con conseguente incetta di titoli nazionali. Nel suo anno da senior, nel 2006, approda alla Montrose Christian School di RockVille, Maryland. Qui diventa subito il miglior realizzatore della squadra e viene eletto Washington Post All Met Basketball Player of the Year e Mcdonald’s All American. Durante il Mcdonald’s All American Game (praticamente l’All Star Game delle High School) viene nominato co-MVP al fianco di Greg Oden, iniziando così lo scontro virtuale fra lui e il gigante di Buffalo in ottica NBA.
È il momento di mostrare il suo talento al college e il ragazzo da Washington non si fa pregare. Chiuderà la stagione da Freshmen con un’irreale doppia doppia di media da 25.8 punti e 11.1 rimbalzi, salendo addirittura di colpi nelle partite della Big 12, dove trascina i suo Longhorns di Texas fino al secondo turno con 28.9 punti e 12 rimbalzi e mezzo di media a partita.
Ma la partita più memorabile è sicuramente quella del derby sentitissimo contro i Texas Tech Red Raiders, ammutoliti da 37 punti e 23 rimbalzi. I paragoni si sprecano, si scomodano i nomi di KG e Dirk Nowitzky per descrivere l’enorme talento di KD35. Viene nominato freshman of the year, NABC Division I player of the year e, per la prima volta nella storia di un freshman, si aggiudica l’Oscar Robertson Trophy, l’Adolph F. Rupp Trophy e il titolo di Associated Press College player of the year. Prima del draft la sua maglia viene subito ritirata dall’università del Texas e, come se non bastasse, viene invitato, insieme al solito Greg Oden, a partecipare al training camp del team USA.
È l’ora del Draft! Arriva la chiamata numero 2, alle spalle dello sfortunatissimo Greg Oden. Chissà se avrà mai la possibilità di dimostrarci se quella scelta fu azzeccata. Visto il rendimento di Durant, i dubbi restano. La stagione da rookie è per me incommentabile. Gli ormai defunti Seattle Sonics giocano tutti per lui e lo trasformano in una macchina da statistiche. Arrivano di conseguenza i 20 punti di media, con una punta di 42 punti, ovviamente non solo frutto dello stile di gioco, ma comunque una grossa mano viene anche da quello calcolando che chiude la stagione con un impietoso 28% dall’arco. In fondo con lo stesso sistema Adam Morrison a Charlotte ha chiuso una statisticamente molto incoraggiante stagione di debutto, e tutti noi sappiamo come è andata a finire la storia. Il confronto è comunque da prendere con le molle vista la differenza di talento fra i due. La seconda stagione vede sicuramente più punti di interesse.
I nuovi Thunder gli affiancano giovani di grande talento come Russel Westbrook e Jeff Green e, anche se i risultati non cambiano granché rispetto all’anno passato (da 20-62 a 23-59) la squadra mostra grandi potenzialità. Il nostro pupillo chiude con 25 punti e 6.5 rimbalzi di media salendo addirittura al 42% dall’arco. Durante l’All Star Rookie Challange totalizza 46 punti battendo il precedente record di 36 di Amare Stoudemire e diventando MVP. Come dicevo all’inizio di questo interminabile (scusate) ma spero interessante articolo, arriviamo a questa impressionante stagione che secondo me ha visto il decisivo salto di livello di Kevin. Quasi 30 punti di media e 7 rimbalzi a partita, queste signori sono statistiche alla Lebron James se non si da troppa attenzione al numero di assist (solo 2.9 a partita), che denota ancora diversi problemi nel coinvolgimento dei compagni. Oltretutto una squadra come i Thunder, che mostrano importanti lacune sotto canestro e non sono certo una squadra irresistibile (anche se notevolmente rinforzati dall’arrivo di altri interessanti prospetti, vedi Harden e Maynor), sono in zona playoffs con un record ben al di sopra del 50%. Durant sta trascinando la squadra con prestazioni incredibili e percentuali dal campo irreali (vedere i 45 con 16 su 21 dal campo contro Golden State ad esempio, nonchè il 49% dal campo di quest'anno), vista la difficoltà dei tiri che è costretto a prendersi.
Non so voi, ma questo secondo me darà presto fastidio ai signori delle zone alte della classifica. NON VEDO L’ORA!!!
Stay tuned...
sabato 6 febbraio 2010
Bucks @ Knicks 2/5/2010, pensieri sparsi
Eccomi qui a scrivere il primo di una lunga serie( si spera) di articoli riguardanti i Knicks.
La sfida non è proprio di quelle imperdibili, per usare un eufemismo, ma tant'è mi ritrovo comunque a guardarla.
Qualche motivo di curiosità c'è, primo tra tutti il rookie da Compton, Brandon Jennings.
Arrivato nel 2008 in Italia caricato di enormi pressioni si capisce fin dall'inizio che il ragazzo, ingabbiato negli schemi di un allenatore come Repesa, faticherà ad esprimere il proprio potenziale. La sua parentesi italiana si concluderà a fine anno con moltissime ombre e poche luci, con la conseguenza logica che la sua pick al draft scende di qualche posizione rispetto alle previsioni. Le squadre con le scelte alte, alla ricerca di un play o di una point guard, lo passano senza troppe remore( Ny tra le altre) e il ragazzo classe '89 approda a Milwaukee. L'inizio è di quelli che lasciano a bocca aperta, arrivando persino a riscrivere alcuni record della franchigia;
le percentuali sue e il rendimento della squadra sono sorprendenti. Che potesse continuare così per tutta la stagione non ci credeva nemmeno lui, infatti cala il suo rendimento( abbastanza vistosamente) e la squadra lo segue. Al giorno in cui vi scrivo stiamo parlando di un ragazzo che segna poco piu di 17 punti a partita con una percentuale dal campo del 38%( scesa in picchiata dopo un inizio irreale); dalla lunga distanza invece le percentuali sono ancora molto buone intorno al 39% smazzando piu di 6 assist a partita( questa è la statistica che ancora mi sorprende di più).
Il ragazzo è ancora tutto da scoprire, io dico "fatelo giocare in campo aperto, fategli spingere il pallone e ci si diverte sempre e comunque". Che possa diventare in un futuro, anche non troppo prossimo, il manico di un team con ambizioni di anello ho grossissimi dubbi.
Mi son dilungato abbastanza su BJ perchè della partita in senso squisitamente tecnico c'è ben poco da dire. D'antoni parte con Nate Robinson in quintetto al posto di Duhon e il campione uscente del dunk contest risponde, almeno all'inizio, presente. Coach Skiles prima della partita dichiara che han lavorato molto sul gioco dell'ex scelta n1 al draft 2005 Andrew Bogut, che in effetti in questa stagione sta salendo notevolmente di colpi. L'inizio del giocatore australiano è notevolissimo, oserei dire dominante, per quanto Lee in difesa non sia un banco di prova assoluto purtroppo però la sua partita dura solo pochi minuti in quanto è costretto ad uscire causa fortissimo mal di testa ( ebbene si...). Nei primi 2 quarti la partita è equilibrata con Lee(19+6 al suono della seconda sirena) e Harrington positivi per la squadra della grande mela e l'ex Barcellona Ilyasova con Bell a rispondere per i Bucks.
Secondo tempo marchiato da Brendon Jennings, fino ad allora prova abbastanza incolore, che con le sue accelerazioni e i suoi jump shots scava un bel varco che New York non riuscirà più a colmare.
Nota dolente per i Knickerbockers, tra le tantissime, la prova del Gallo. Fatica moltissimo al tiro e dalla lunetta (2/6 totale al tiro e uguale dalla linea della carità).
David Lee, dal canto suo, si può consolare col season high di 32 punti che a nulla son serviti.
Che dire, l'orizzonte in casa Knicks è sempre molto buio e i Playoff, che sono l'obiettivo dichiarato da D'antoni e proprietà, restano un lontano miraggio. "In attesa dell'estate 2010"... sarà la frase ricorrente che sentirete spesso da qui a fine stagione; occhio però che in una franchigia con così poche certezze e troppi dubbi non è detto che una super star voglia accasarsi (al di là dell'indubbia attrazione che offre la metropoli).
Alla prossima puntata!
La sfida non è proprio di quelle imperdibili, per usare un eufemismo, ma tant'è mi ritrovo comunque a guardarla.
Qualche motivo di curiosità c'è, primo tra tutti il rookie da Compton, Brandon Jennings.
Arrivato nel 2008 in Italia caricato di enormi pressioni si capisce fin dall'inizio che il ragazzo, ingabbiato negli schemi di un allenatore come Repesa, faticherà ad esprimere il proprio potenziale. La sua parentesi italiana si concluderà a fine anno con moltissime ombre e poche luci, con la conseguenza logica che la sua pick al draft scende di qualche posizione rispetto alle previsioni. Le squadre con le scelte alte, alla ricerca di un play o di una point guard, lo passano senza troppe remore( Ny tra le altre) e il ragazzo classe '89 approda a Milwaukee. L'inizio è di quelli che lasciano a bocca aperta, arrivando persino a riscrivere alcuni record della franchigia;
le percentuali sue e il rendimento della squadra sono sorprendenti. Che potesse continuare così per tutta la stagione non ci credeva nemmeno lui, infatti cala il suo rendimento( abbastanza vistosamente) e la squadra lo segue. Al giorno in cui vi scrivo stiamo parlando di un ragazzo che segna poco piu di 17 punti a partita con una percentuale dal campo del 38%( scesa in picchiata dopo un inizio irreale); dalla lunga distanza invece le percentuali sono ancora molto buone intorno al 39% smazzando piu di 6 assist a partita( questa è la statistica che ancora mi sorprende di più).
Il ragazzo è ancora tutto da scoprire, io dico "fatelo giocare in campo aperto, fategli spingere il pallone e ci si diverte sempre e comunque". Che possa diventare in un futuro, anche non troppo prossimo, il manico di un team con ambizioni di anello ho grossissimi dubbi.
Mi son dilungato abbastanza su BJ perchè della partita in senso squisitamente tecnico c'è ben poco da dire. D'antoni parte con Nate Robinson in quintetto al posto di Duhon e il campione uscente del dunk contest risponde, almeno all'inizio, presente. Coach Skiles prima della partita dichiara che han lavorato molto sul gioco dell'ex scelta n1 al draft 2005 Andrew Bogut, che in effetti in questa stagione sta salendo notevolmente di colpi. L'inizio del giocatore australiano è notevolissimo, oserei dire dominante, per quanto Lee in difesa non sia un banco di prova assoluto purtroppo però la sua partita dura solo pochi minuti in quanto è costretto ad uscire causa fortissimo mal di testa ( ebbene si...). Nei primi 2 quarti la partita è equilibrata con Lee(19+6 al suono della seconda sirena) e Harrington positivi per la squadra della grande mela e l'ex Barcellona Ilyasova con Bell a rispondere per i Bucks.
Secondo tempo marchiato da Brendon Jennings, fino ad allora prova abbastanza incolore, che con le sue accelerazioni e i suoi jump shots scava un bel varco che New York non riuscirà più a colmare.
Nota dolente per i Knickerbockers, tra le tantissime, la prova del Gallo. Fatica moltissimo al tiro e dalla lunetta (2/6 totale al tiro e uguale dalla linea della carità).
David Lee, dal canto suo, si può consolare col season high di 32 punti che a nulla son serviti.
Che dire, l'orizzonte in casa Knicks è sempre molto buio e i Playoff, che sono l'obiettivo dichiarato da D'antoni e proprietà, restano un lontano miraggio. "In attesa dell'estate 2010"... sarà la frase ricorrente che sentirete spesso da qui a fine stagione; occhio però che in una franchigia con così poche certezze e troppi dubbi non è detto che una super star voglia accasarsi (al di là dell'indubbia attrazione che offre la metropoli).
Alla prossima puntata!
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