giovedì 6 maggio 2010

SUNS 2 A 0!!! SPURS IN GINOCCHIO NONOSTANTE IL PRIMO TEMPO DI DUNCAN

Vittoria importantissima dei Suns che permette a Nash e compagni di arrivare in Texas senza grosse pressioni e con tutto da guadagnare dalle due gare in trasferta. Ma passiamo subito alla sfida dello US Airways Centre.
Partita che si apre con gli Spurs lontani parenti di quelli del primo quarto di gara 1. La differenza non passa di certo attraverso le prestazioni di Hill e Jefferson, che rimangono su livelli imbarazzanti, ma pesa interamente sulle spalle di un Tim Duncan impressionante. Era da tempo che il caraibico non dimostrava una capacità tale nel crearsi un tiro e realizzarlo nonostante contatti e corpo fuori equilibrio. Inutile a dirsi, la difesa sotto canestro dei Suns da una grossa mano sia a lui che a McDyess, tornato finalmente affidabile dalla media distanza e determinante come suo solito nel limitare Stat dall'altro lato del campo. Completa l'opera un Tony Parker di nuovo convincente dai 4-5 metri e il vantaggio Spurs di 9 a fine quarto è presto giustificato. Per Phoenix tutto passa da Nash che, però, trova molte più difficoltà nel realizzare i facili lay-up che hanno lanciato i Suns nella precedente partita e abbassa notevolmente le sue percentuali anche dalla distanza. Dimostra inoltre un'insolita ostinazione nel mettersi in proprio e coinvolge poco i compagni che, comunque, convincono poco a parte una tripla di J-Rich e un paio di belle giocate del solito sempreverde Grant Hill. Per limitare lo strapotere nel pitturato degli speroni, Gentry prova ad affiancare ad Amare l'energico Amundson per gli esigui minuti che rimangono con pochi risultati.
Nel secondo quarto la situazione cambia drasticamente e le second unit dei Suns, capitanate da un Dudley che non ti aspetti, prima fa toccare il massimo vantaggio Spurs a quota 11, poi si riporta sotto di 4 con addirittura 3 giocate da tre punti di Jared. Al rientro sul campo di Duncan e del resto delle due front line le cose sembrano tornare al loro posto con due ganci di un caraibico sempre più ispirato, ma è solo un fuoco di paglia. Poco dopo completano infatti la rimonta di Phoenix due triple di Richardson e Frye che riportano i Suns a meno 2, sfruttando la serata nera al tiro di Manu Ginobili, fin'ora il trascinatore dei texani. Sul finire del periodo di nuovo 3 ottimi segnali per Phoenix: Duncan torna alle sue solite percentuali sbagliando gli ultimi 3 tiri dal campo, Frye si iscrive finalmente alla serie con due triple dopo aver viaggiato a 5 di media nelle ultime 4 partite e Stat torna furiosamente sopra al ferro dopo il primo pick&roll veramente convincente della serata con Nash. In definitiva tre indizi che fanno una prova: a metà match 51 pari e Los Suns con l'inerzia della partita.
Dopo la pausa la musica non cambia: Tim Duncan attivissimo da entrambi i lati del campo si esibisce anche in due stoppate clamorose su Nash e Stoudemire e porta i suoi fino al più 6 con l'aiuto di un Tony Parker improbabile dalla lunga distanza e di un finalmente positivo Richard Jefferson. Nei Suns ricompare Collins, che dimostra subito al pubblico quale sia il motivo per il quale ha osservato la partita dalla panchina per tutto il primo tempo. Nonostante il fardello di Jason in campo, Hill e Nash continuano a giocare su livelli grandiosi insieme a J-Rich e, presto fatto, le due squadre si ritrovano di nuovo in parità.
Le due squadre si affacciano al quarto e ultimo quarto sul 78 a 76 Suns sulle ali di un Frye da 4 su 5 da tre e di un Richard Jefferson più volte sopra al ferro e finalmente meno imbrigliato nella fitta matassa degli schemi nero argento. La parità dura poco e prima con Hill, poi con le triple di Frye, Richardson e ancora Dudley, infine con 3 pick&roll consecutivi Nash-to-Stoudemire, Phoenix vola fino al +12 a 4 minuti dalla fine il chè gli consegna virtualmente la vittoria. Altra tegola pesante, conseguenza dei suddetti giochi a due Nash-Stat, il quinto fallo di Manu e Tim. La partita finisce fra le grida del pubblico 110 a 102, punteggio troppo alto perchè gli Spurs possano impensierire Phoenix.

In definitiva un Duncan spumeggiante (29+10) e un Parker sorprendente da 3 (20 con 2 su 2 dall'arco) non portano alla vittoria nonostante il ritorno a grandi livelli di Jefferson (18+10 con 8 su 13 dal campo) e questo fa molto pensare perchè se in partite così non si porta a casa il risultato difficilmente lo si potrà fare in futuro. Da menzionare comunque che la seconda metà di partita del caraibico è tornata ad essere insufficiente (4 su 11 dal campo e solo 2 punti del quarto periodo) e Ginobili (11 con 2-8 dal campo), da cui questa squadra dipende moltissimo, non è stato un fattore nella gara. Dall'altra parte, dopo un avvio difficoltoso, ancora una volta Gentry dimostra di aver registrato la difesa e il carattere dei Suns, ancora capaci di rientrare velocemente con parziali e contro parziali da situazioni di forte svantaggio, come ai tempi di D'Antoni, ma adesso molto meno schiavi del loro gioco e molto più efficaci nei momenti chiave delle partite. Nash ancora straordinario (19+6 con 7 su 13), Hill fondamentale difensivamente e con buone cose anche in attacco (18 e 6 rimbalzi), Frye mortifero da 3 come in regular season (15 con 5 su 6 da tre) e Stat (23+11) con Richardson (19 con il 50% dai 7 e 25) che alla lunga vengono fuori spazzando via i diretti marcatori con giocate dal peso specifico enorme. In poche parole Phoenix in pieno controllo della serie e pronta a chiuderla anche in 5 partite se in Texas tutto andrà secondo i piani.

DA PARTE MIA BUONA FORTUNA SUNS

STREAMING SAN ANTONIO @ PHOENIX SUNS

Ecco a voi nottambuli che non avete sky il link per guardarvi comunque in streaming questa fantastica partita. Per guardarla online dovete aver installati software come tvu player e altre cose che in quel sito sono specificate nel caso non riusciate a vedere la partita.
BUON DIVERTIMENTO!!!

TROPPO FACILE PER I MAGIC: 114-71

Veramente troppo facile. Guardando le quote dei bookmakers inglesi, non certo gli ultimi arrivati, Atlanta è data a 12 per il passaggio del turno. Vista gara 1 forse sono stati anche troppo generosi!!! C'è da dire che in questi playoffs, come in quelli degli anni passati, si è facilmente notato come gli Hawks si trasformino letteralmente calcando il suolo della Philips Arena e, al contrario, si facciano sostituire dalle proprie ombre su qualsiasi altro campo della lega. Tutto questo è stato fin troppo evidente contro i Bucks, ma all'Amway Arena abbiamo veramente esagerato. Vittoria sconcertante per i Magic che, a metà secondo quarto, possono già amministrare le proprie forze e pensare a gara 2. Lo strapotere fisico di Howard contro atleti che non dovrebbero essergli tanto inferiori è, con il senno di poi, ancor più impressionante di quello che può sembrare in diretta. Atlanta si affida a continue isolation prima per Johnson, poi per Crawford (nuovamente involuto dopo l'apparente recupero in gara 7 contro Milwaukee) e, infine, anche per Marvin Williams. Assolutamente non abbastanza per dare qualche grattacapo ad una squadra che punta chiaramente al titolo e che, con questa vittoria, rende ancor più complicate le previsioni su chi sarà la probabile antagonista dei Lakers a giugno. Previsioni che, visto l'andamento dell'altra semifinale di conference, a questo punto passano da certe a incertissime. Chi l'avrebbe mai detto?!?!
Tornando alla partita non c'è altro da fare che elencare un po' di numeri ricordandosi che vanno analizzati tenendo conto del minutaggio limitatissimo di tutti i titolari, facendo una media circa 23-24 minuti al massimo a testa. Di fatto la partita si è affacciata all'ultimo quarto con un vantaggio Orlando di 40 punti che non ha reso necessario alcun sforzo ulteriore delle stelle di entrambe le squadre.
Indiscusso MVP del match Dwight Howard che chiude con 21 punti, 12 rimbalzi e 5 stoppate in soli 28 minuti con l'80% dal campo. Curioso il fatto che sia la prima doppia doppia nei playoffs per questa macchina campione indiscussa in questa specialità. C'è inoltre da dire che la sua presenza nel pitturato vale molto di più di questi fantastici numeri che, se spalmati lungo i 40 minuti che di solito rimane sul campo, varrebbero una prestazione da 30+17+7. Gli altri principali fautori della vittoria, sempre che se ne possano individuare solo 3 nei Magic, sono Carter e Nelson con rispettivamente 20 e 19 punti. Vince sta dimostrando tutto il suo amore per la propria città natale, disputando una post season commovente e mostrando ottime prestazioni assieme ad una determinazione che dal suo volto non traspariva dai tempi in cui era Air Canada e aveva residenza a Toronto. Per quanto riguarda la disastrosa front line di Atlanta, il miglior realizzatore è Smith con 14 punti seguito da Joe Johnson con 10, unici due uomini in doppia cifra, fra le altre cose, dell'intera compagine degli Hawks, se si esclude un impensabile Zaza Pachulia, tutto cuore ed energia, da 12 punti.
La partita si chiude 114 a 71, con gli Hawks che tirano con il 15 da 3 e prendono 20 rimbalzi in meno dei Magic ai quali concedono, oltre a 53 rimbalzi, ben il 52 dal campo.
Ultima considerazione: con un Howard così è difficile pensare a contromisure efficaci anche da quel Shaquille O'Neal praticamente acquisito unicamente a questo scopo dai Cavs. Dwight versione deluxe spiega al mondo perchè è il miglior difensore della lega. Certo per i puristi del gioco non è lui lo stereotipo del difensore modello, un'atleta straordinario che praticamente fa delle sue gite oltre al ferro la principale arma contro qualsiasi attacco avversario. Per gli scolastici i migliori difensori sono i cosiddetti difensori di squadra, quelli che non sbagliano un aiuto, si conquistano gli sfondamenti, scivolano a fianco al proprio uomo limitandone continuamente percentuali di tiro ed efficacia. Ma tutto questo è addirittura inferiore a quello che, praticamente solo grazie al suo atletismo, Howard fa su un campo da gioco. Dopo due stoppate la sua sola presenza costringe gli avversari a complicare tutte le conclusioni alzandone la parabola e rendendo di fatto la difesa dell'intera squadra molto più efficace. Essendo poi il miglior rimbalzista della lega è anche il migliore a convertire gli errori da lui causati più o meno direttamente in azioni d'attacco. Per questo motivo Dwight è il miglior difensore della lega anche se tecnicamente è inferiore a più di un giocatore, sorry...

Per quanto mi riguarda questa serie riinizia sul 2 a 0 ad Atlanta, dove ci sarà da valutare quanto gli Hawks saranno capaci di protrarre questa serie prima di abbandonare i Playoffs e concedersi le meritate vacanze.

martedì 4 maggio 2010

San Antonio Spurs @ Phoenix Suns 102-111

Phoenix inizia la serie della vendetta come meglio non poteva trascinata da un Nash impeccabile.
La tattica degli Spurs è subito chiara: evitare assolutamente il pick&roll Nash-Stoudemire, a costo di lasciare spazio e tiri al canadese. Peccato che Steve faccia pagare dazio ai texani in una maniera spropositata. Subito 7 punti praticamente consecutivi e 11 dei primi 14 di squadra con percentuali impressionanti e soprattutto numerosi facili lay-up nel pitturato, quanto mai sguarnito viste le pessime azioni in aiuto dei lunghi nero-argento. La marcatura di Stat subito affidata ad un ottimo McDyess, almeno in fase difensiva. In attacco infatti il veterano è per tutto il primo tempo irriconoscibile ma almeno limita Amare. Uscito lui, infatti, sia Bonner che Duncan possono poco contro la fisicità e il primo passo del centro da Lake Wales.
D'altro canto Phoenix tenta fin da subito la fuga a tutti i costi ma, nonostante i suoi sforzi, non riesce a scollarsi di dosso gli Spurs fino agli ultimi minuti. Ogni volta che i Suns sembrano poter chiudere la partita i texani infatti si rifanno sotto con un grande Ginobili da 27 punti o grazie alle pentrazioni di Tony Parker, ma anche grazie ad un discreto Duncan da 20 punti e 11 rimbalzi, arrivati però con 4 su 9 dai liberi, 15 tiri dal campo e parecchi errori se non quando deve appoggiare facili due punti sugli scarichi di Parker, Hill o Manu. Nel secondo e terzo quarto i Suns toccano più volte la doppia cifra di vantaggio grazie a parziali impressionanti di Nash (33 punti con 13 su 19), J-Rich (27 con 3 su 6 da 3 e 10 su 16 dal campo) e Stat, che abusa di Duncan e chiude con 23 punti e 9 su 17 dal campo.
A fine secondo quarto siamo a più 10 Suns e allora cambia la strategia degli Spurs: meno spazio a Nash ora e difesa più equilibrata su tutti gli altri. I Suns si affidano ad un gioco più incentrato su Stat ma dall'altra parte Ginobili si scalda e da tre riporta sotto gli Spurs e poi addirittura in vantaggio. Phoenix non si divide e torna a più 10 sulle ali di un Richardson commovente. Questo vantaggio rimarrà tale fino a pochi minuti dalla fine quando i texani tornano sotto di 6 per poi soccombere sotto i liberi di Phoenix.

Tirando un po' le somme ci sono 3 cose parecchio preoccupanti per i Texani. Numero 1: Hill è tornato sui suoi standard con 9 punti ma soprattutto 2 su 9 dal campo e 0 su 5 da 3. Numero 2: Tony Parker segna praticamente tutti i suoi punti in penetrazione e torna ad essere molto discontinuo dalla medio-lunga distanza. Numero 3: Richard Jefferson è tornato a soffrire il sistema degli speroni e chiude la partita con soli 3 tiri dal campo. Tutto questo senza considerare una partita di Duncan che viene falsata dalle statistiche: praticamente inesistente in difesa e con pessime percentuali in attacco se si escludono i facilissimi tiri realizzati grazie a Manu e Parker. Il caraibico però non è del tutto da considerarsi un fattore negativo in questa partita. Nel quarto quarto le ultime speranze texane passano dai suoi rimbalzi offensivi e dai canestri che ad essi ha fatto seguire; importantissimo quindi nel finale di partita e con qualche accorgimento importantissimo nella serie.
Per Phoenix, viste le percentuali (51% dal campo), una partita perfetta nella quale sono riusciti a tenere il loro ritmo fino in fondo ma con un risultato finale che non deve fuorviare. Gli Spurs sono stati in partita, seppur ad intermittenza, fino alla fine e, con un paio di tiri da tre in meno da una parte e un paio di liberi in più dall'altra, la partita poteva seguire binari ben diversi alla fine dei giochi, soprattutto considerando che Nash difficilmente potrà tenere queste medie per tutta la serie, in particolare quando ci si sposterà a San Antonio. Attenzione quindi ad una più che decisiva gara 2 perchè, come qualcuno in passato disse, la serie non inizia finchè una delle due squadre conquista una partita in trasferta.

The mistake on the lake: Boston sbanca la Q-Arena

Incredibile alla Quicken Loans Arena di Cleveland. Boston annulla infatti i Cavs e "ruba" il fattore campo nella serie grazie ad un 104 a 86 che lascia poco spazio ad interpretazioni. La cosa più preoccupanete per Cleveland e per tutte le squadre ancora interessate alla lotta per il titolo è che la difesa dei biancoverdi, in questi playoffs, sembra tornata quella impeccabile dell'anno del titolo. Unica differenza: se allora era chiaro che il burattinaio in campo fosse KG ora la difesa appoggia la sua impenetrabilità in modo più distribuito sulle spalle di tutta la squadra. Basti guardare il lavoro di Ray Allen sul prescelto. Lebron James viene annullato come non mai da He Got Game e, fino a metà terzo quarto, sembra rinunciatario in attacco. Mette a posto le sue statistiche negli ultimi 16 minuti circa di partita e chiuderà con 24 punti con 7 su 15 dal campo ma 0 su 4 da 3 e 10 su 15 dalla linea della carità. La differenza fra le due squadre è chiaramente in difesa, ma anche in attacco Boston non lascia scampo. Eroe della serata ancora Ray Allen affiancato da Rajon Rondo in versione recordman. Allen sembra indossare di nuovo la maglia dei Sonics, ritorna quell'arma perfetta che è sempre stato da dietro l'arco e non esita un secondo in uscita dai blocchi. Chiuderà con 22 punti, la maggior parte dei quali però nel quarto decisivo per la fuga biancoverde. Per quanto riguarda Rondo pareggia il record di assist nella storia dei Celtics a quota 19 e li condisce con 13 punti. Boston non può prescindere dall'enorme talento e dalla smisurata energia del play da Louisville e questo lo dimostra anche il suo minutaggio, stasera arrivato a 45 minuti (praticamente a sedere complessivamente per 3 minuti nella partita). Lezione di umiltà infine da KG e Pierce che si sacrificano su ogni pallone, forzano poco in attacco ma dimostrano di sentirsi sempre meglio. Soprattutto KG fa valere i suoi centimetri nel pitturato e i 18 punti e 10 rimbalzi che mette insieme nei soli 33 minuti di utilizzo ne sono la prova. I primi 8 punti vengono semplicemente da lob di Rondo a scavalcare la difesa e seguente comodo appoggio del big ticket. Non dimentichiamo infine l'apporto finalmente all'altezza di Rasheed Wallace, a tratti immarcabile come in passato e quasi perfetto dal campo con un 7 su 8 che gli vale 17 punti.
Ma passiamo alla partita: combattutissima fino al terzo quarto, con James che tira poco e si concentra più sul coinvolgimento dei compagni. Purtroppo l'unico a rispondere all'appello, a fine partita, risulterà essere Jamison. Disastrosa la prova di Williams che chiuderà con 1 su 9 dal campo, 0 su 4 da tre e soli 3 liberi tirati per un totale di soli 4 punti. O'Neal alterna buone cose ad altre molto meno buone come Parker, d'altronde, che non ripete le ottime percentuali dal campo fatte registrare nelle partite precedenti. Gran parte di tutto questo è dovuto all'asfissiante difesa biancoverde ma, come detto, non tutto. A sconcertare è l'atteggiamento dei Cavs, assolutamente lontano dagli standard dei playoffs NBA. Durante il terzo quarto il tentativo di fuga dei Celtics lascia praticamente indifferente James che tira pochissimo dal campo e lascia Cleveland a sè stessa come mai aveva fatto in passato. Non si può però dare la colpa di questa sconfitta a James perchè per una volta non ha abbagliato il mondo con l'ennesima prova perfetta. La colpa va data al suo supporting cast, ancora una volta non all'altezza e soprattutto privo di carattere. Nel momento in cui la partita stava scivolando dalle mani dei Cavs e ormai Boston attentava ai 15 punti di vantaggio nessuno ha neanche tentato di dare tutto sul campo per cercar di rientrare in partita, eccezion fatta per un ottimo Hickson da 13 punti e il solito Jamison da 16 e 6 rimbalzi. Boston chiude così il terzo quarto con un parziale di 31 a 12 e si limita ad amministrare il vantaggio negli ultimi 12 minuti.

Tirando un po' le fila di questa nottata, Cleveland dimostra ancora una volta che senza il solito James da 30+7+7 questa non è una squadra da titolo, il chè è molto preoccupante vista l'enorme forza dei Lakers anche in contumacia super-Kobe (ricordiamo che nella prima serie una vittoria giallo-viola è arrivata anche con un Kobe da soli 12 punti dal campo). Da rimarcare inoltre che l'addizione di Shaq è totalmente inutile contro una squadra così mobile sotto canestro come quella biancoverde che con KG e Wallace tende a portare i lunghi avversari lontano dal pitturato. Brown dovrà trovare il coraggio per limitare ulteriormente il minutaggio del Diesel e lasciare maggior spazio a Varejao e Hickson.
Passando a Boston, forse una serata perfetta difficilmente ripetibile ma che fa comunque sognare i tifosi dei Celtics che ora cercheranno di trascinare a suon di decibel i loro ragazzi a due imprese al TD Banknorth Garden.

INIZIANO LE SEMIFINALI

Dopo parecchio tempo dall'ultimo intervento voglio scrivere due parole sul primo turno playoffs appena concluso. Per ora nessuna sorpresa degna di nota eccetto quella del derby texano. LA passa non agevolmente sopra i Thunders in una serie caratterizzata sicuramente dall'ottima prestazione difensiva sulle stelle Kobe e Durant. Da una parte l'ex biellese Sefolosha e dall'altra Ron Artest, per i più miglior difensore della lega, limitano le principali star della serie a pessime percentuali. Entrano quindi in gioco i due supporting cast. A salire di colpi soprattutto Russel Westbrooks, stabilmente oltre i 20 di media nella serie e autore delle più spettacolari giocate viste fin'ora nei playoffs.
I Cavs si sbarazzano dei Bulls in 5 partite come i sorprendenti Celtics, più in forma del previsto e devastanti contro una Miami a tratti imbarazzante sotto il livello del gioco: l'unico a salvarsi il solito Wade, onnipotente ma solo contro tutti, chiaramente ormai lontano dalle spiagge assolate della Florida e già con mezzo piede o a Chicago o a New York (il suo atteggiamento rinunciatario in alcuni momenti lascia poco spazio ad interpretazioni). Da rimarcare anche l'ottima partenza in questi playoffs di Ray Allen, ombra di se stesso per l'intero arco della scorsa post-season fino alle finali e per gran parte di questa regular season, tanto che una sua cessione nel mercato di febbraio non era del tutto improbabile. Buona cosa per Boston il fatto che sia rimasto viste le incredibili performance al tiro durante questa serie.
Orlando è l'unica squadra a rifilare un cappotto in questo primo turno nel quale affrontava forse la squadra meno temibile ma con il coach più esperto: gli Charlotte Bobcats di Larry Brown. Solo una gara delle 4 ha visto i Bobcats competitivi e per loro non c'è stato scampo.
Per quanto riguarda le serie più combattute, queste hanno visto comunque il passaggio del turno delle squadre favorite.
Atlanta ha avuto bisogno addirittura di 7 partite per eliminare gli ostici Bucks di Brandon Jennings, salito di colpi nei playoffs dopo un finale di stagione un po' in ombra viste le premesse di inizio stagione.
Phoenix elimina in 6 partite Portland che, dopo un inizio spumeggiante con il quale conquista il fattore campo, nonostante l'assenza della stella Roy, soccombe di quasi 15 punti di media nelle successive sconfitte. Il ritorno in tempo record di Brandon a metà serie, dopo l'operazione al menisco, non cambia l'inerzia acquisita dal quintetto dell'arizona, guidato da un fantastico Nash e dal solito Stoudemire. Per i Trail Blazers da segnalare una serie strepitosa di Andre Miller, trascinatore nella vittoria in gara-1 al US Airways Centre con un 30ello.
Mezza sorpresa nella serie fra Jazz e Nuggets. Denver veniva da un finale di stagione disastroso, segnato dall'assenza di George Karl. Prosegue nel suo momento no nei playoffs nonostante un Melo da oltre 40 punti in gara 1, unico motivo per il quale Utah non ha chiuso la serie con maggiore anticipo. Billups infatti delude per lunghi tratti della serie e viene letteralmente spazzato via da un Williams stratosferico da quasi 26 punti e oltre 11 assist di media a partita. Boozer completa il binomio che garantisce il passaggio del turno ai Jazz. In gara 1 però due tegole che potrebbero accorciare notevolmente la panchina di Utah. Si infortuniano infatti Kirilenko e Okur, fondamentali nel gioco dei mormoni che, nonostante tutto, compensano per ora la loro mancanza con l'inserimento di due ottimi Metthews e Miles, Dalla panchina occhio anche al play di riserva OJ Price.
Infine sorpresa nel derby texano: gli Spurs affondano i Mavs in 6 partite tornando su ottimi livelli in concomitanza con il ritorno di un Manu Ginobili a tratti devastante e che sembra avere nelle mani 30 punti a partita. Parker completa nuovamente i Big Three degli speroni, se così si possono ancora chiamare vista la stagione imbarazzante di Tim Duncan che, a parte 3 gare, anche in questa serie si esibisce in prestazioni veramente pessime. Il suo apporto però non è fondamentale se, ai due giocatori già citati sopra, si aggiungono i numerosi 20elli di George Hill, finalmente incisivo anche dalla distanza, e l'ottimo apporti di Mcdyess e Blair. Per i Mavs Terry encomiabile sbaglia il match che avrebbe garantito gara 7 a Dallas, Nowitzky incide fino ad un certo punto dopo una gara 1 impeccabile e l'unico che garantisce un minimo di continuità risulta essere il neo acquisto Ceron Butler.

Secondo turno che a questo punto si fa molto interessante. Nel momento in cui scrivo si sono già disputate gara 1 fra LA e Utah e fra Boston e Cleveland. LA ha dimostrato di essere la favorita anche per questo turno (ma chi avrebbe mai pensato il contrario?) anche se Utah a sua volta a fatto vedere ottime cose e non cederà fino all'ultimo (una gara 7 ci può stare ma sotto canestro mancano parecchi centimetri ai mormoni). Anche i Cavs, con una vittoria di 9, rivendicano la loro superiorità sugli esperti Celtics che però sono stati in vantaggio anche di 13 lunghezze nel corso del match. Attenzione quindi ai biancoverdi e alle loro stelle: con un Garnett in discrete condizioni sotto canestro i Cavs avrebbero ben poche contromisure visto il deludente rendimento fin'ora tenuto da Shaq e i pochi centimetri di Varejao e Hickson.
Si ripresenta l'annoso scontro fra Suns e Spurs, sicuramente la serie più interessante del secondo turno. Phoenix porta ancora dentro lo smacco o l'incredibile furto che dir si voglia perpetrato ai loro danni dai texani nella finale di Conference del 2005. Gli Spurs però non saranno una preda facile come si poteva pensare a fine regoular season. Il rientro di Ginobili e Parker in aggiunta all'incredibile miglioramento di Hill, Jefferson e McDyess rende le cose terribilmente difficili. Dall'altro lato Stoudemire contro Duncan ha sempre tenuto medie punti e percentuali impressionanti negli scontri diretti, anche quando Duncan si riteneva essere ancora la miglior PF della lega. Stiamo parlando di oltre 30 punti di media col 50%. Difficile che Tim possa contenere meglio Amare adesso che il suo rendimento risulta essere ai minimi storici. Nash non è meglio difensivamente di Kidd, il che preannuncia ancora fiotti di punti dalla media per Tony, ma impegnerà sicuramente di più in fase offensiva il francese di Jason, imbarazzante nel derby. Serie che comunque a mio parere vede leggermente favoriti i San Antonio Spurs, più completi e freschi viste le numerose partite saltate da tutte le loro stelle durante l'anno (ma dovranno comunque combattere nuovamente contro il fattore campo).
Olrando incontrerà gli ostici Atlanta Hawks. Serie aperta anche se i favoriti rimangono i Magic. Attenzione a Crawford dalla panchina che nella serie contro i Bucks si è preso una lunga pausa di riposo con prestazioni non alla sua altezza ma, proprio nella gara decisiva, sembra aver ritrovato ritmo e sicurezza. Per i Magic inutile sottolineare quanto sia determinanete la coppia Howard-Nelson, da valutare quale sarà il rendimento di Carter contro gli spaventosi atleti degli Hawks (quanto mai incredibile dover avere dubbi di questo tipo su un giocatore che ha fatto dell'atletismo la sua principale arma per tutta la sua carriera e che forse è stato il miglior schiacciatore della storia!). Rimane comunque da testare la condizione fisica di Atlanta che ha giocato gara 7 domenica e si prepara ad incontrare una franchigia che invece riposa e prepara la semifinale di conference da più di una settimana.

BUONA NBA A TUTTI

giovedì 4 marzo 2010

Illgauskas is coming back...or not?!?!

Giallo in casa Cavs. Sembrava scontato il ritorno del 34enne centro lituano ma gli ultimi rumors incrinano un po' le nostre certezze. Sembra che Zydrunas, persona molto sensibile, non abbia preso bene il suo ruolo da burattino nell'ultima trade con Washington messa su dai Cavs per arrivare a Jamison e stia quindi riflettendo molto attentamente sulle altre possibilità che, dopo la risoluzione del contratto con i Wizards, gli si profilano davanti. Ma non è la prima volta che Cleveland, negli ultimi due anni, tratta in modo discutibile la sua bandiera. Illga non ha mai giocato in nessuna altra squadra, detiene i record franchigia di rimbalzi e partite giocate in maglia Cavs, è l'idolo dei tifosi almeno moralmente (in generale Lebron imbattibile ovviamente). Come si può allora trattare una persona di questo spessore, eticamente ineffabile nonchè vero e proprio uomo spogliatoio viste le profonde amicizie che nutre nei confronti dei suoi compagni di squadra? Dicevamo che nessun altro giocatore ha disputato più partite di lui in maglia Cavs. La sera nella quale Big Z avrebbe dovuto battere il precedente record di 723 gare disputate di Denny Ferry, nessuno può dimenticare l'incredibile decisione di coach Mike Brown. Illgauskas, convocato e regolarmente seduto in panchina a inizio partita, non si alzerà mai dalla suddetta. Neanche il centro lituano stavolta riesce giustamente a frenarsi e esterna tutto il suo disappunto per questa scelta ai microfoni di ESPN. La seguente partita entra in campo e, parecchi mesi dopo, la ferita, seppur lieve, derivante da questo episodio sembra totalmente rimarginata. Ma quest'anno, fin dal primo momento, non era un mistero sarebbe stato un anno difficile per Illga. L'arrivo di Shaq gli toglie il posto in quintetto e il suo minutaggio si riduce sensibilmente, ma anche in questo caso, da vera bandiera e simbolo dei Cavs, il lituano non apre bocca per il bene della squadra e continua ad allenarsi come niente fosse. Cleveland però ha le mani legate, deve fare di tutto e di più per convincere Lebron che questa è la città giusta per lui anche per i prossimi anni e forse per la sua intera carriera, e dopo avergli fornito tutto quello che poteva anche solo lontanamente fargli piacere (fra cui un campo d'allenamento di fianco a casa e un vero e proprio lungo part time da allenamento per fargli da spalla negli eventuali allenamenti extra) ora arriva notizia che a Washington aprono interessanti saldi su tutta la gamma dei tre migliori giocatori della franchigia (Caron Butler, Gilbert Arenas e Antawn Jamison). Jamison è il più gradito per posizione in campo e capacità di aprire il gioco ma il suo contratto è pesante e ci vuole una contropartita adatta per completare lo scambio, secondo le regole NBA. Illgauskas viene individuato come il vero e proprio burattino di questo show, sicuri che, dopo l'ovvio taglio del suo contratto da parte dei Wizards, sarebbe tornato a casa senza problemi. Non sarà così. Anche se il ritorno resta l'opzione più probabile, questa operazione di mercato sembra aver dato molto fastidio all'animo sensibile di Big Z e per me è più che comprensibile. Oltretutto Illgauskas avrebbe accennato che questa potrebbe essere la sua ultima stagione e non ci sarebbe miglior modo per concluderla che con un bell'anello al dito a fine anno nella sua città. I Cavs lo stanno corteggiando in modo ossessivo, i fan di Cleveland lo inondano di lettere, ma le offerte non mancano e, dopo l'interessamento di Dallas, ora si è inserita anche Atlanta, che grazie al suo innesto potrebbe completare in modo invidiabile la panchina e mettere un vero centro nel pitturato quando, una volta inserite le riserve, l'opzione di rallentare un po' i ritmi non sarebbe proprio una cattiva idea.
In definitiva il ritorno a Cleveland rimane comunque quasi sicuro, ma questo non toglie che è tutto fuorchè condivisibile il comportamento che i Cavs hanno tenuto con la loro bandiera negli ultimi tempi. Dispiace per uno che, senza i problemi ai piedi che l'hanno limitato per tutti questi anni e costretto ad uno stop di due anni, sarebbe stato veramente un centro di tutto rispetto oltre che una grandissima persona.

LA NOTTE NBA 3/3/2010

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sabato 27 febbraio 2010

Toronto - Cleveland

Eccomi sul divano a guardare Toronto - Cleveland, o come direbbero loro Cleveland @ Toronto.
Visto che è da un po' che non scrivo, oggi in tempo reale (Ovvero alla fine di ogni quarto) riporterò le mie impressioni su quanto ho appena visto.
Ribadisco che sono in tempo reale, perciò non stupitevi se il primo commento su un giocatore è totalmente opposto all'ultimo commento su quello stesso giocatore.
Primo Quarto: Toronto 30 – 33 Cleveland
Toronto riesce a mantenersi a -3 anche con l’assenza di Chris Bosh, assenza che lascia più palloni a Bargnani che li sfrutta al meglio e conclude il primo quarto già in doppia cifra.
Jack si permette un paio di penetrazioni che vanno a segno, gioca bene, ma come Playmaker non condivido la scelta di tenere lui titolare, lasciando Calderon in panchina.
Turkoglu invisibile. Non è assolutamente il giocatore che era ad Orlando. Non capisco se dipenda da un sistema nel quale non si trova, oppure se abbia avuto un notevole calo, ma ancora niente di interessante da parte sua.
Derozan paga l’inesperienza ed esce dopo 2 falli.
Lebron si fa male nei primi minuti, ma continua comunque a spadroneggiare anche grazie agli spazi lasciati liberi dall’assenza di Shaq che offensivamente avrebbe probabilmente potuto divertirsi contro Toronto, ma del quale comunque non si sente molto la mancanza finché non entra Evans, che mette in seria difficoltà la difesa di Cleveland.
Varejao gioca bene, difensivamente ed offensivamente; bene anche Jamison.
Nient’altro da dichiarare.
Secondo Quarto:
Cleveland inizia subendo, con James in panchina, anche grazie all’esplosivo apporto di Sonny Weems e Reggie Evans ed ai pessimi errori di Varejao e Moe Williams, cala anche Jamison.
Il ritorno di James fa salire leggermente il livello per i Cavs, dall’altra parte continuano ad andare bene Bargnani e Jack, ma la differenza la fa Evans.
Lebron dolorante e comunque veramente solo, manca l’apporto dei compagni.
Terzo Quarto: Toronto 82 – 86 Cleveland
Jarret Jack tiene Toronto in partita, imperversando su Cleveland in penetrazione.
Un po’ meglio Moe Williams, ma ancora non abbastanza, Lebron colpisce silenziosamente, ma non incide come al solito sulla partita, ancora un po’ zoppicante per la botta del primo quarto e sembra anche stanco, forse pesa la partita del giorno prima a Boston.
I ritmi sono bassi, in questo tipo di partita Shaq sarebbe stato molto utile per Cleveland.
Derozan totalmente fuori partita, Sonny Weems lo sostituisce egregiamente.
Evans continua ad essere decisivo, Calderon pessimo, Turkoglu discontinuo, così come l’apporto di Delonte West che alterna canestri difficili, a facili errori.
Quarto Quarto:
Delonte West inizia bene il quarto, prima di uscire.
Lebron ha un linguaggio del corpo molto spento, ma silenziosamente fa il suo dovere, soprattutto grazie alla mancanza di un difensore in grado di fermarlo.
Per Toronto gran prestazione di Calderon e Bargnani e anche Turkoglu ritrova le sue vecchie doti per alcuni ottimi possessi, ma non per l’ultimo tiro di Toronto che sbaglia prendendosi una tripla senza senso.
Sul pareggio, con un secondo sul cronometro, Anthony Parker non trova la tripla, come non ha trovato molto durante tutta la partita. Overtime. 111 - 111
OVERTIME:
Lebron trova ripetutamente i compagni liberi, anche oltre l’arco dei tre punti, West, Williams e Parker non sbagliano e portano Cleveland avanti.
Toronto, non pervenuta, non riesce a reagire. Veramente poco da dire su questo Overtime/allenamento al tiro di Cleveland.
Toronto 118 – 126 Cleveland.
MVP: Lebron James.

martedì 23 febbraio 2010

RISULTATI NOTTE NBA 22/2/2010

Ecco i risultati della notte NBA appena passata con i migliori in punti, assist e rimbalzi per tutte le squadre più qualche breve commento dove necessario; cliccate su ulteriori informazioni per visionarli:

lunedì 22 febbraio 2010

RISULTATI NOTTE NBA 21/2/2010

Ecco i risultati della notte NBA appena passata con i migliori in punti, assist e rimbalzi per tutte le squadre più qualche breve commento dove necessario; cliccate su ulteriori informazioni per visionarli:

venerdì 19 febbraio 2010

T-MAC AI KNICKS!!! Si gettano le basi per l'estate 2010...


Alla fine il tanto atteso colpo è arrivato. L’ex stella di Raptors, Magic e Rockets si accasa nella grande mela dopo uno scambio a tre che ha visto arrivare anche Rodriguez da Sacramento (che finalmente potrebbe spodestare Duhon dal ruolo di play titolare). Houston invece ottiene Kevin Martin e Hilton Armstrong dai Kings, Jered Jeffries e Jordan Hill da New York. Sembra inoltre che Rockets e Knicks si siano scambiati la prima scelta al draft 2011 (protetta nel caso sia la prima assoluta) e che ai texani sia andata anche la prima scelta 2012 (protetta nel caso sia una delle prime 5 assolute). A Sacramento arrivano Larry Hughes da New York, Carl Landry e Joey Dorsey da Houston.
New York non si è però fermata qui ed è finalmente riuscita ad accontentare D’Antoni cedendo l’idolo di casa Nate Robinson (fresco vincitore dello Slam Dunk Contest per la terza volta) a Boston per Eddie House, J.R. Giddens e Billy Walker. Vedremo come il Madison prenderà questa decisione, tenendo conto del fatto che non ha minimamente influito sull’alleggerimento del payroll della squadra per la prossima estate.
Alla fine dei giochi i Knicks si affacceranno al prossimo attesissimo mercato come la squadra dallo spazio salariale più ampio di tutte. McGrady è infatti possessore di un contratto di 23 milioni di dollari in scadenza, come del resto è in scadenza quello di Rodriguez. Si è invece liberata dei contratti di Hughes, Jeffries e Hill, con quelli di questi ultimi due che avrebbero gravato di quasi 10 milioni di dollari sul budget per l’anno prossimo, assolutamente non trascurabili vista anche l’intenzione della lega di abbassare il salary cup a 53 milioni. Tirando le somme, quest’estate i giocatori attualmente sotto contratto a New York saranno 4, ovvero il Gallo, Eddie Curry, Wilson Chandler e Toney Douglas, per un totale di $ 17.7 milioni. Tenendo conto del fatto che insieme al salary cup scenderà a 16-17 milioni di dollari anche l’ammontare massimo di un contratto, tirando le somme i Knicks possono puntare a non uno, ma ben due big quest’estate. NON MALE!! Se come dicevamo in altri post, con la squadra che gli è stata data quest’anno Lebron avrà i suoi dubbi riguardo un’eventuale partenza, l’unica cosa che potrebbe veramente fare la differenza sarebbe dargli la possibilità di giocare al fianco del suo amicone Wade, opzione che, da come si sono messe le cose adesso, potrà offrirgli solo New York, fra l’altro la meta che preferiva non considerando il supporting cast che avrebbe trovato. Per quanto riguarda T-Mac, lo staff Knicks spera che possa tornare ad essere un buon giocatore dopo che negli ultimi due anni ha giocato solo 101 partite, ma dopo che in carriera ha tenuto medie di 21.9 punti, 6.1 rimbalzi e 4.7 assist a partita. Ma sul valore prima degli infortuni, fra cui l’ultimo che l’ha costretto all’ormai famosa operazione di microfracture surgery, non ci sarà mai alcun dubbio, mentre sul contributo che potrà dare da qui a fine carriera non si può dire lo stesso. Se convincerà la dirigenza non è da escludere comunque che sia rifirmato, a cifre ovviamente molto più basse.
Il ruolo di guastafeste, nel film che andrà nei migliori cinema quest’estate con protagonista i Knicks, per ora dovrebbe essere assegnato sicuramente ai Bulls. Proprio nelle ultime ore di mercato Chicago infatti è riuscita a cedere a Charlotte Tyrus Thomas, talento soprattutto atletico dall’impatto a dir poco discontinuo e restricted free agent al termine della stagione, in cambio di Flip Murray e Acie Law, entrambi con contratto in scadenza, più una prima scelta futura protetta nel caso sia troppo alta. Thomas viaggiava con neanche 9 punti e poco più di 6 rimbalzi a partita, comunque in pochi minuti di utlizzo, mentre Flip Murray teneva medie di quasi 10 punti a match in 20 minuti. Acie Law, visti i 7 minuti di utilizzo di media è invalutabile. Ma comunque, come tutti avrete capito, la questione di questo scambio era tutt’altro che tecnica. Altro movimento in casa Bulls ha visto l’annunciata cessione di Salmons ai Bucks in cambio dei due contratti in scadenza dell’elicottero Hakim Warrick e di Joe Alexander. Questi scambi portano Chicago a diventare la seconda squadra più pericolosa sul mercato la prossima estate con ben 20 milioni di dollari a disposizione, dietro alla città della grande mela con oltre 30. L’obiettivo principale sarà Wade, come ormai annunciato a destra e a manca, e questo andrebbe ovviamente a pestare i piedi a Knicks verso la composizione della coppia più devastante della lega. Sono comunque sicuro che se Dwyane capterà che nell’aria ci sarà la possibilità di giocare con Lebron, farà di tutto affinchè quella possibilità diventi realtà insieme ai sogni della maggior parte dei tifosi NBA in tutto il mondo.
Per quanto riguarda gli scambi minori, Ronnie Brewer vestirà d’ora in poi la maglia dei Grizzlies in cambio di una prima scelta 2011 protetta. Utah dichiara che i pretendenti in quel ruolo ad una maglia da titolare erano troppi, quindi ha deciso di cedere il futuro restricted free agent, alleggerendo così di circa 3 milioni di dollari il salary cup per l’anno prossimo. Memphis ottiene così un valido cambio per Gay, anche in ottica futura, vista la quasi certa partenza del gioiello da Connecticut.
Altra certezza, dopo le 9 italiane, è che Stat è rimasto a Phoenix. Ultimi rumors vedevano diverse possibilità di scambio che, per un motivo o per l’altro, sono saltate all’ultimo momento. Negli ultimi minuti sembrava essere in ballo uno scambio con Houston che avrebbe dato in cambio Scola, Battier e diverse scelte nei futuri draft. Lo scambio avrebbe poi visto la decisione dei Rockets di non proseguire nelle contrattazioni dopo il rifiuto dei Suns a fornire i bollettini medici sullo stato di salute di Stoudemire, vista la sua storia recente con gli infortuni. Altre possibili destinazioni sarebbero state Miami, saltata perchè invece di Beasley avrebbe offerto Haslem e Richardson, e Philadelphia, che oltre a Dalambert non sembra fosse molto convinta sull’inserimento nell’affare di Iguodala. Buon “non colpo” quindi per i Suns, che potranno dimostrarsi valida outsiders nei Playoffs a venire.
Mercato concluso, ci sentiamo per il punto sulle future notti NBA e per valutare i reali risvolti di questi scambi. Stay tuned...

giovedì 18 febbraio 2010

Jamison ai Cavs!!! Rumors sui colpi dell'ultima ora...


Colpo incredibile per Cleveland che ora si candida seriamente e senza più alcun dubbio come la squadra da battere per l’anello di quest’anno.  Dan Gilbert, presidente dei Cavs, ha deciso di mettere mano al portafoglio e con questo ennesimo colpo ha infatti portato il payroll della squadra a diventare il terzo più alto della lega. Jamison vestirà la maglia di Cleveland insieme al talento inespresso dei playground new yorkesi Sebastian Telfair al termine di uno scambio che ha coinvolto anche i Clippers e i Wizards. In California va Drew Gooden in cambio di Al Thornton e Brian Skinner che arrivano nella capitale insieme a Ilgauskas, una prima scelta 2010 e i diritti per Emir Preldzic (guardia-ala classe ‘87 di 6 piedi e 9 ora militante nel Fenerbache in Turchia) dai Cavs.
Il quintetto di Cleveland ora è completo. La duttilità di Jamison va ad aggiungere proprio quello che mancava, un 4 capace di allargare l’area alle incursioni di Lebron e punire dai 7 e 25 con grande precisione sugli eventuali scarichi del prescelto. Oltretutto ora in attacco i Cavs avranno a disposizione ben due tipi di pick and roll diversi ma ugualmente efficaci: quello con Antawn e quello con Shaq nei quali rispettivamente il bloccante potrà allargarsi e rendersi pericoloso dalla distanza oppure tagliare in mezzo e far valere la propria stazza in centro area. Il tutto, come spesso accade negli ultimi anni (vedere caso Gasol e più recentemente Butler), senza dare praticamente nulla in cambio, anche perchè non è del tutto da escludere l’ipotesi che Ilga venga tagliato da Washington per poi tornare da dove era venuto. Complimenti quindi al GM Danny Ferri per aver acquistato nell’ultimo anno e mezzo Mo Williams, Shaq e Jamison in cambio praticamente di Damon Jones, Sasha Pavlovic e Ben Wallace assemblando così il quintetto sulla carta migliore della lega, senza contare che ora la partenza di Lebron in caso di vittoria e con questa squadra sarà di certo molto più difficile e, secondo me, impossibile, a meno che non si faccia ingolosire dalla possibilità di vestire la stessa maglia di Wade. Chissà se sarà mai possibile, sognare non costa nulla.
Analizziamo ora le altre squadre interessate nello scambio. Di Washington vale quello che abbiamo già detto in altri post. La squadra vuole ripartire da zero e il presidente non vede l’ora di abbattere i costi di gestione della franchigia, anche perchè spendere ancora dei soldi dopo i risultati degli ultimi anni non deve essere proprio una gioia. Per ora comunque bisogna dire che Ernie Grunfeld (GM dei Wizards) ha fatto un ottimo lavoro in questa direzione, anche se la parte più difficile arriverà quando ci sarà da sciogliere il nodo Gilbert Arenas. Per quanto riguarda i Los Angeles Clippers, dopo le acquisizioni di Outlaw e Blake arriva la cessione di Al Thornton, giocatore molto talentuoso e, per una squadra che vuole partire dai giovani, discreta perdita se si conta che entrando dalla panchina aveva comunque una decina di punti di media. Per il resto arriva Gooden, per il quale  vale lo stesso discorso del lungo lituano: un taglio non è del tutto escluso e neanche un ritorno a Dallas, che sarebbe anche interessata ad Ilgauskas nel caso scegliesse la squadra texana e non il ritorno a Cleveland (molto ma molto difficile).
Direi che l’unico deluso di questa trade sembra sarà Stoudemire che, ora come ora, al 99% rimarrà a Phoenix dopo che il suo slot nel quintetto Cavs è stato preso da Jamison. Per Amar’e comunque non dovrebbe essere poi tutto questo sacrificio finire accanto a Nash questa stagione, gonfiare ancora un po’ le sue statistiche e affacciarsi sul mercato quest’estate insieme a tutti gli altri big per strappare un contrattone.
Per quanto riguarda i rumors sui possibili colpi dell’ultima ora (il mercato chiuderà alle 9 ore italiane), sembra che McGrady riuscirà a trovare una nuova maglia. Dopo le insistenti voci sul suo trasferimento ai Knicks in cambio di Jeffries (miglior difensore della squadra, anche se invalutabile viste le prestazioni difensive di New York), Larry Hughes e Jordan Hill (scelta veramente pessima e allo stesso tempo altissima nel draft di quest’anno), si sono inseriti nella trade i Sacramento Kings. Houston infatti cerca un realizzatore sul perimetro e avrebbe individuato in Kevin Martin l’obiettivo principale. Sacramento però se lo sarebbe tenuto stretto, volendo valutare la sua intesa con l’inamovibile Evans, se non fosse che i Rockets hanno inserito fra le contropartite, di fianco a T-Mac, anche Joey Dorsey e Carl Landry, uno dei prinicipali fautori, uscendo dalla panchina, dell’incredibile stagione dei texani, nonchè possessore di un fantastico contratto che permetterebbe ai Kings, esercitando un opzione, di rifirmarlo per l’anno prossimo a meno di 3 milioni di dollari (un vero e proprio caso di sfruttamento perseguibile legalmente visto il suo rendimento). Per completare l’operazione, Sacramento ovviamente dovrà inserire giocatori marginali quali Sergio Rodriguez, Kenny Thomas e Hilton Armstrong per pareggiare l’entità dei contratti in entrata.
Altra trade che sarebbe in dirittura di completamento riguarderebbe Bulls e Bucks. Non è un segreto che Chicago ha come missione, prima del mercato estivo, di liberare spazio salariale per tentare l’assalto ad uno dei grandi nomi che saranno free agent fra pochi mesi, Wade soprattutto. Per raggiungere questo obiettivo i Bulls sono pronti a spedire il contratto di Salmons (opzione per il giocatore di prolungamento per un altro anno a oltre 5 millioni) in cambio di Kurt Thomas e Francisco Elson, entrambi con un contratto in scadenza.
A domani per il punto sui movimenti ufficializzati!

mercoledì 17 febbraio 2010

MERCATO NBA - trades and rumors con Dallas e Portland per ora protagonisti


Siamo ormai agli sgoccioli di questa finestra di mercato NBA. In mezzo ai soliti rumors le trade vere e proprie sono state poche, a dire il vero solo due per essere precisi.

Di sicuro quella che ha coinvolto Dallas e che ha molto soddisfatto l’estroverso Mark Cuban è quella che maggiormente influenzerà i playoffs ad ovest. I Mavs riescono finalmente, dopo anni di voci e smentite, a cedere uno dei trascinatori alla finale del 2005, Josh Howard. Insieme alla sfortunata small forward, martoriata dagli infortuni e mai tornata ai livelli degli anni passati, vengono impacchettati destinazione Washington Drew Gooden, Quinton Ross e James Singleton per ottenere in cambio Caron Butler, Brendan Haywood e Deshawn Stevenson. Non sto neanche a sottilineare quale delle due squadre ci abbia guadagnato di più. I Mavericks hanno ora nel ruolo di ala piccola il talento spropositato di Butler, che seppur discontinuo nessuno discute, e soprattutto un Brendan Haywood alla sua miglior stagione in carriera (quasi 10 punti e oltre dieci rimbalzi a partita conditi con 2 stoppate in 32 minuti di impiego), che finalmente toglierà il peso dello strapagato Eric Dampier dallo starting five, si spera. Oltretutto, con un realizzatore come Butler in campo, il Jet potrà tornare a svolgere il ruolo di sesto uomo a lui più congeniale. D’altro canto i Wizards sperano che Howard si riprenda e torni quel solido giocatore con anche qualche punto nelle mani che è stato fino ad un paio di anni fa, ma nel caso non sia così è la stessa squadra della capitale che nell’estate a venire dovrà decidere se esercitare o no l’opzione che prolungherà il contratto del giocatore da Wake Forest di un anno. Personalmente non vedo tante possibilità che la vicenda possa andare in questa direzione. Washington ha già infatti dichiarato che se arrivano offerte interessanti è pronta a svendere tutti i suoi gioielli dopo che in questi anni fra una cosa e l’altra in campo non ha mai potuto sfruttare il loro talento. Inoltre dopo la crisi economica il presidente dei Wizards non è di certo l’unico che cerca e cercherà di limitare le spese della propria franchigia. Dallas quindi notevolmente rinforzata, ottiene esattamente quello che voleva, ovvero un centro solido e un realizzatore da inserire in quintetto, e gli ottiene senza dare in cambio praticamente niente portandosi, almeno sulla carta, al livello dei Nuggets come possibile contender dei Lakers (anche se contender, per entrambe le squadre, sembra una parola grossa visto l’enorme valore della franchigia della città degli angeli).

L’altra trade coinvolge invece l’asse Portland-Clippers ed è stata ufficializzata proprio oggi. I Blazers spediscono in California Travis Outlaw e Steve Blake più un conguaglio economico per Marcus Camby. Il conguaglio economico, va detto fin da subito, non è da imputare al valore dei giocatori, ovviamente, ma all’entità dei contratti che si vanno a scambiare e quello di Camby risultava maggiore di quelli di Blake e Outlaw messi insieme. Tornando all’aspetto tecnico, i Blazers si privano del loro miglior realizzatore dalla panchina e del sempre solido Blake, cambio in regia di Miller, per avere in cambio quello che, ora come ora, dovrà sostituire Oden e le sue capacità di intimidire i penetratori avversari. Lo scambio va visto anche nell’ottica della maturazione dei giovani, anzi direi soprattutto in quest’ottica. L’intenzione dei Blazers, infatti, sembra proprio quella di dare maggior spazio a Bayless, Fernandez e Batum, giovani di grandissima speranza che anche in campo hanno già dimostrato tutto il loro valore ma che purtroppo hanno comunque dovuto spesso convivere con uno scarso minutaggio, in particolare Nicolàs e Jerryd. Altra cosa da non sottovalutare è che il contrattone di Camby è in scadenza alla fine di quest’anno e che quindi Portland avrà un ottimo spazio di manovra per l’importante mercato estivo a venire. Non ci sorprenderemo poi nel vedere Camby nuovamente con la maglia dei Clippers nella prossima stagione. Per la disastrata L.A. sponda Clippers invece poco da dire o raccontare. Blake si sposterà da una panchina all’altra, stavolta diventando il cambio del barone, e lo stesso dovrebbe fare Travis, diventando cambio di Butler.

Entro domani si saprà se il rumors più affascinante diventerà realtà, ma a questo punto le probabilità non sono tantissime; stiamo ovviamente parlando di Stat ai Cavs. Phoenix sembrerebbe quindi, nonostante l’ottima stagione, disposta a ricostruire fin da subito, mentre Cleveland cerca in ogni modo di vincere l’anello quest’anno, conscia che Lebron sta valutando molto attentamente le sue opzioni per l’anno prossimo cercando in ogni modo di abbracciare il suo amico Wade alla fine dei giochi. In ogni modo i Cavs cercavano un ala forte che aprisse l’area, e non mi sembra proprio il caso di Amar’e; ricopriva molto meglio questo ruolo Jamison, fra l’altro come detto sul mercato, ma il prescelto ha messo una parolina su quell’altro e allora...bisogna accontentarlo. Altra cosa, checchè ne dica Stoudemire, la convivenza fra lui e Shaq non è di certo stata una delle migliori. O’neal riempie l’area come pochi e con il calare della sua mobilità non sta di certo ad allontanarsi più di tanto dalla zona ferro; questo è in aperto contrasto con il gioco di Stat che fra l’altro sarà tutto da vedere senza un play come Nash alle spalle e con ricezioni molto più statiche, visto il suo non certo convincente post basso.
Intanto da segnalare anche sul fronte allenatori l’avvicinamento di Rick Pitino alla panchina dei Nets, che proprio stanotte hanno interrotto una striscia di 15 sconfitte consecutive battendo Charlotte, e l’annuncio di James dopo l’all star game (chissà se ci prende in giro anche stavolta) dell’intenzione di indossare dall’anno prossimo il numero 6 e sostituire così lo storico 23 di MJ. Chissà che non sia il segno di un possibile nuovo inizio del Re lontano dal regno di Cleveland...

domenica 14 febbraio 2010

All Star Saturday Night

Vi scrivo appena dopo la diretta. Permettetemi di tralasciare i primi due contest della serata che è andata in diretta su sky, ovvero Haier Shooting Stars e Skillz Challange. Per onor di cronaca menziono comunque i vincitori, rispettivamente team Texas (la squadra di casa capitanata dall'idolo Dirk Nowitzky, affiancato dalla stella WNBA Becky Hammon dei San Antonio Silver Stars e Kenny Smith, ex stella a Houston) e Steve Nash.
A metà della serata finalmente arriva l'attesissima gara del tiro da tre punti dove, per la prima volta, si vedranno un italiano e un centro NBA, fra l'altro autori anche del maggior numero di triple realizzate in stagione fino ad ora. Un primo turno dai punteggi molto bassi vede passare in finale PP, Billups e Stephen Curry, che con 18 punti guida le danze. Eliminati subito quindi il detentore del titolo Cook e i due migliori realizzatori della lega dai 7 e 25, con appena 15 punti a testa. Gallinari paga sicuramente un pessimo avvio e non riesce a recuperare con gli ottimi carrelli finali, ma questo risultato è sicuramente condizionato anche dalla sua scelta di partire appunto dal suo lato debole per poi provare a salire di colpi nel finale. La strategia non tiene conto però del fatto che partendo male il gallo sicuramente perde sicurezza e ritmo, quindi già a metà si capisce che per Danilo il week end delle stelle finirà con l'alzata per l'alley oop di Robinson nel proseguio della notte. In finale inizio col botto dal giocatore che non ti aspetti o, meglio, fino ad ora hai sottovalutato forse.
Pierce è nella sua miglior stagione in carriera per percentuali da dietro l'arco con un notevole 46% ma soprattutto quando il pallone si fa pesante non ne sbaglia uno. Realizza tutte le bonus ball e totalizza un 20 che, visti i punteggi degli avversari, ipoteca un bel pezzo di vittoria. Billups chiude malissimo con 13 e allora occhi puntati sul rookie della città della baia che, dopo un inizio scoppiettante, crolla negli ultimi carrelli lasciando lo scettro e il trofeo a The Truth.
Fra musica soul e ritmi R'nB arriviamo quindi al pezzo forte, la Slam Dunk Contest. Purtroppo per la prima volta sono costretto a muovere una critica all'NBA per il servizio offerto agli amici a casa. Regia a dir poco non impeccabile per tutta la durata di quest'ultimo evento, con schiacciate perse ed evidenti malintesi fra i membri della troupe, nonchè speaker che annuncia per due volte Nate dimenticandosi di Derozen durante la solita presentazione dei partecipanti che precede la gara vera e propria. Detto questo, assolutamente da censurare le schiacciate di Shannon Brown e Gerald Wallace. Dopo tanta pubblicità i due si esibiscono in schiacciate che probabilmente non batterebbero neanche quelle esibite dagli stessi durante uno dei contropiedi di questa prima metà di stagione.
Derozen invece debutta subito con una reverse partendo da dietro il tabellone e palla sotto le gambe. Risponde Nate con un mulinello bimane dopo essersi alzato la palla dall'arco. Per la seconda schiacciata è il momento di coinvolgere un compagno di squadra; si scomodano Weems e uno svogliato Gallinari dalla panchina. La successiva schiacciata del next Air Canada è anche l'unica dell'intera serata ad ottenere un 50. Sonny sbatte il pallone contro il bordo del tabellone, arriva Derozen che lo raccoglie in aria e lo scaraventa nel cesto dopo un mulinello. Robinson, viste le prestazioni di Brown e Wallace, si limita ad un alley oop 360 da 45 punti, proprio quello che gli serviva per arrivare in finale senza bruciarsi i colpi migliori. Da qui in poi niente voti dalla giuria ma votazione finale del pubblico per eleggere il vincitore (scelta secondo me molto discutibile, vincerà quello più amato o chi veramente meriterà il titolo?). Robinson parte male lasciando un discreto vantaggio a Derozen. Nella prima schiacciata tenta infatti l'impossibile per un giocatore della sua altezza, ovvero un mulinello partendo da dietro il tabellone, ed è quindi costretto a ripiegare, dopo diversi tentativi, su un normale alley oop senza fronzoli. Derozen risponde saltando Weems e mostrando che comunque di fantasia quest'anno ne rimane veramente poca. Lo conferma quando nell'ultima proverà una schiacciata dalla lunetta arrivando a staccare però ben oltre la linea della carità, lasciando così a Robinson la possibilità di rifarsi.
Nate the Great non si fa pregare e confeziona una schiacciate devastante (sempre ovviamente se relazionata al fatto che è pur sempre un 5 piedi e 9). Alley oop da un metro circa dopo la linea del libero in reverse eseguita al PRIMO COLPO (una notizia per Cryptonate). Il voto popolare, con il 51%, conferisce giustamente il terzo trofeo al piccolo da New York che diventa il primo a raggiungere tale traguardo. Onore in tutti i casi alla prova di Derozen che, tenetelo a mente, è un rookie!!! Pensate solo ai progressi atletici che fanno in questa lega dopo un paio d'anni il 90% dei giocatori; partire da qua non è poi così male...in attesa di rivederlo, speriamo, l'anno prossimo.
Rimanendo in tema, chiudo postando il link della schiacciata migliore del weekend fino ad ora, ovvero la schiacciata della vittoria nel D-League Slam Dunk Contest di Dar Tucker.
http://www.youtube.com/watch?v=xV3kV3IX-Ro

sabato 13 febbraio 2010

ALL STAR WEEKEND...ma quante assenze!!!


Nel momento in cui vi scrivo abbiamo ormai passato la prima tappa di questo All Star Weekend. Nella notte appena trascorsa si sono sfidate, se così si può dire, le rappresentanze di Rookie e Sophomore nella solita partita, sempre che anche questo si possa dire, spettacolare e piena di giocate sopra al ferro. A vincere, dopo 7 anni di dominio assoluto dei second year players, sono i rookies, guidati come ci si poteva aspettare dalla coppia Jennings (22pti, 8 assist e 6 rimbalzi) Evans, quest'ultimo eletto anche MVP della serata con 26 punti, 6 rimbalzi e 5 assist. Il mattatore della serata è però il Sophomore Russel Westbrook, che spiega un po' a tutti perchè i Thunder si trovino dove si trovino con 40 punti dopo che, proprio l'anno scorso, il suo compagno Durant fu il primo a superare quota 40 nella manifestazione segnandone addirittura 46. Da menzionare anche la precisione balistica di Stephen Curry, che continuerà a stupire penso fino alla fine a Golden State, autore già il giorno precedente di una dimostrazione di forza sorprendente quando durante "l'allenamento" dei rookie segna due tiri consecutivi da 3/4 campo davanti agli increduli compagni (link del video qui sotto).
http://www.youtube.com/watch?v=RyCT02Vet84
Per tutti l'MVP della serata doveva però essere Dejuan Blair, la scommessa per ora vinta dagli Spurs, autore di una doppia doppia devastante con 22 punti e 23 rimbalzi. Evans, con grande maturità, deciderà di alzare il trofeo di MVP a fine partita insieme all'ala da Pittsburgh.
Per noi italiani è giusto menzionare la prestazione del Gallo. Solo 5 punti per lui, fra l'altro tutti ad inizio partita, in 13 minuti di impiego, centellinati a causa di un problema all'avambraccio.

Stanotte occhi puntati sull'All Star Saturday Night per i soliti due eventi veramente degni di nota della nottata: 3-point e dunk contest of course!
Nella gara del tiro da tre per la prima volta un italiano ci farà guardare con ancora maggior attenzione questo evento, anche perchè Gallinari non parte di certo battuto e ha molte chance per fare bene se non vincere. Si spera che il problema all'avambraccio che ha condizionato la sua prestazione ieri notte non pregiudichi la ben più importante, per il sottoscritto, gara di stanotte. Gli altri partecipanti che ostacoleranno la strada al successo di Danilo (42% da tre) sono avversari di prim'ordine, partendo dal vincitore dell'anno scorso Daequan Cook, colui che terminò il regno di due anni dell'allora mortifero Jason Kapono. Cook quest'anno sta giocando con il contagocce ma è un tiratore da tre purissimo ed è inspiegabile che non trovi spazio in una Miami che ha uno dei suoi maggiori problemi proprio nelle percentuali da oltre l'arco; a lui preferiscono però un deludentissimo Quentin Richardson. Passiamo poi a Billups, giocatore che non ha bisogno di presentazioni, tiratore da tre più che affidabile soprattutto nei momenti caldi della partita. Quest'anno sta tirando con oltre il 41% da tre, trascinando i Nuggets ad una stagione impressionante se si calcola anche l'assenza prolungata di Melo che hanno superato molto bene in queste ultime settimane. Fra i partecipanti anche l'inspiegabile presenza, per me, di PP. Il giocatore dei deludenti Celtics è però quello che si presenta al contest con la percentuale migliore, ben oltre il 46%! Chi l'avrebbe mai detto a inizio anno!? Fatto sta che, ora come ora, su 165 tentativi ha trovato il dolce suono della retina ben 77 volte. Rimane il fatto che il suo tiro è macchinoso e troppo lento per una gara del genere, sicuramente lo sfavorito per il sottoscritto. Non poteva mancare Channing Frye, quest'anno a dir poco esplosivo come tiratore nel fantastico gioco dei Suns. Quest'anno tira con il 44% dai 7 e 25 ed è secondo nella lega per triple realizzate dietro proprio a Gallinari, recordman della lega con 126 realizzazioni ma ormai recuperato dal lungo di Phoenix, a sole 7 bombe di distanza. Non si può inoltre dimenticare che, visto che i ruoli dei giocatori, ora come ora, vengono assegnati a discrezione della squadra in cui militano, Frye sarà il primo centro nella storia a gareggiare in questa manifestazione. Infine il favorito (in my opinion), Stephen Curry. Tiro rapido e dal range illimitato, come avrete appurato nel precedente video; tira con il 43% da tre ma soprattutto è un giocatore di striscia incredibile, qualità certo non trascurabile in questo genere di sfide.

Nonostante la presenza del Gallo, la gara delle schiacciate rimane sicuramente l'evento di punta stanotte. L'attesa per questa sfida è durata un anno causa la promessa di Lebron James che, un anno fa, disse che quest'anno nei 4 ci sarebbe stato anche lui. Un mese fa invece la decisione, presa in comunione con gli sponsor, di non mantenere la parola data. Ma, io mi chiedo, possibile che gli sponsor credano veramente che un eventuale sconfitta in una gara delle schiacciate influisca sulla reputazione di un giocatore come James? MA NON SCHERZIAMO! Fatto sta che il posto liberato dal re se lo sono dovuti contendere i sudditi Derozen e Eric Gordon ieri notte, con un mini slam dunk contest da due schiacciate a testa e voto finale del pubblico (e altri soldini nelle casse della lega). Derozen viaggia a marce basse con una reverse sotto le gambe e un mulinello, ma batte ugualmente Gordon, autore di una prestazione sicuramente più convincente. C'è da dire che l'america voleva sicuramente vedere cosa si inventerà stanotte il talentuosissimo ragazzo ora residente a Toronto. Dovrà vedersela con il solito Nate Robinson e i due debuttanti Gerald Wallace, da molto tempo atteso in questa competizione, e Shannon Brown, autore delle giocate sopra al ferro più impressionanti di quest'anno e quello maggiormente dotato atleticamente rispetto agli altri secondo me. Voglio anche dire che la scelta di Howard di non partecipare ha sicuramente dato maggior interesse alla sfida di stanotte e spero che venga condivisa da Nate l'anno prossimo, senza nulla togliere al New Yorkese.

Veniamo quindi alla serata clou del weekend, mai martoriata da infortuni pesanti come quest'anno. Personalmente passo le ultime settimane prima di questa partita a sperare che un qualsiasi motivo mi grazi della presenza dei noiosissimi, nonchè totalmente fuori contesto in questo genere di partite, Tim Duncan, Pau Gasol e di tutti coloro che non facciano delle giocate da playground o sopra al ferro il pane quotidiano dei loro match. Invece come al solito questo tipo di giocatori sembra indistruttibile e a mancare saranno Kobe Bryant, Allen Iverson, Chris Paul e Brandon Roy, mal sostituiti da Jason Kidd, Billups, Chris Kaman (assurdo) e David Lee, quest'ultimo addirittura in dubbio con il nostro Bargnani! Gli occhi saranno puntati allora sul debutto di Kevin Durant, fenomenale e allo stesso tempo spettacolare nella prima metà di stagione, nonchè dello spettacolare Rose, ripresosi in questi ultimi mesi. Altri spunti interessanti sono la presenza di Al Horford e di Zach Randolph, uno dei principali motivi dell'ottima stagione dei Grizz.
La partita si giocherà nell'enorme stadio dei Dallas Cowboys, squadra di NFL, che permetterà una presenza record di spettatori (nel debutto di questa stagione 120 mila persone, dico solo questo) a cui metterà a disposizione uno schermo ad alta definizione da 2100 pollici (il secondo più grande schermo del mondo in alta definizione!!!). Ma ecco i quintetti completi:

EAST:
Quintetto: LeBron James, Kevin Garnett, Dwyane Wade, David Lee, Dwight Howard.
Panchina: Al Horford, Chris Bosh, Paul Pierce, Gerald Wallace, Joe Johnson, Rajon Rondo, Derrick Rose.
WEST:
Quintetto: Carmelo Anthony, Tim Duncan, Jason Kidd, Steve Nash, Amare Stoudamire.
Panchina: Pau Gasol, Kevin Durant, Dirk Nowitzki, Zach Randolph, Chauchey Billups, Chris Kaman, Deron Williams

BUON DIVERTIMENTO (Gasol, Kaman e Duncan permettendo...)

venerdì 12 febbraio 2010

The Wild Wild West.

Ormai chiaro il fatto che ad Ovest la competizione è molto più serrata che ad est.
Nonostante ad Est ci siano 3 squadre da titolo (Boston - Orlando - Cleveland) mentre ad Ovest solo una (Lakers), o forse 2 per chi conta anche i Nuggets (Ipotesi che non disdegno totalmente ma ne parleremo dopo), il resto della zona playoff ad est è composta da squadre con un record spesso ifneriore al 50%, mentre ad Ovest la competizione è talmente elevata che almeno 3 squadre di livello restano escluse dalle prime 8.
Abbiamo già parlato di chi, secondo me, resterà esclusa fra le squadre nella seconda metà della classifica, (Hornets, Grizzlies, Houston/Oklahoma City ?), vediamo chi invece si trova (o per meglio dire trovava, dato che utilizzerò le squadre che erano fra le prime 5 al momento dello scorso intervento), nella zona alta della classifica.

Phoenix Suns - Altalenante; Nonostante un ottima stagione dei soliti Nash e Stoudemire e un J-Rich che fa il suo dovere, Frye è talmente discontinuo che al momento entra come sesto uomo lasciando il posto di centro titolare a Lopez (Oddio, se Nash continua a tessere le sue lodi, chi siamo noi per dissentire con il 2 volte MVP, però concedetemi il fatto che non parliamo esattamente di Kareem Abdul), a proposito di discontinui, la rotazione non è credibile, affidata ad Amundson (In aumento, ma non ancora sufficente), Dudley (Non mi esprimo), e Dragic (Lui si salva, ottima stagione), così come si salva Barboosa, il migliore cambio secondo me (non considero Frye un cambio), peccato per i numerosi infortuni; Hill direi il simbolo della squadra: Vecchio, discontinuo, bisognoso di cambi credibili.
La squadra arriverà ai playoff, se passeranno o meno il primo turno dipenderà dall'avversaria.

Dallas Mavericks - Chi pensava potesse andare così bene? Ora sta ritornando lentamente ad una posizione più prevedibile, ma continua a restare fra le prime quattro; Non ci avrei scommesso un euro ad inizio stagione, ma sta andando bene.
Ovviamente non la vedremo in finale di conference, ma se continua così può anche passare il primo turno, quest'estate avrei detto che, sempre se fossero arrivati ai Playoff, si sarebbero fermati dopo le prime 5 partite.
La formula cambia poco: Il tedesco, Jasone, The Jet, The Matrix, qualche altro buon giocatore (Barea...); Una squadra a cui continua a mancare qualcosa. Forse si muoverà sul mercato, ne parliamo più avanti.

Utah Jazz - Altra squadra cambiata pochissimo nel Roster, ma che si trova fra le prime 4, contro ogni pronostico estivo. Merito del solito D-Williams, di un Carlos Boozer a dir poco decisivo, e dei buoni Korver, Kirilenko, ecc... Comprimari di qualità.
Come Dallas, alla squadra manca qualcosa per vincere, ma le possibilità di andare oltre il primo turno ci sono, movimenti sul mercato non sembrano prospettarsi, vediamo come sarà la squadra l'anno prossimo dopo i grandi colpi di mercato.

Denver Nuggets - Gli unici a poter dare del filo da torcere ai Lakers: Billups fenomenale come al solito, un giocatore come pochi, Playmaker brillante, tiratore devastante e quant'altro; Anthony seriamente candidato per l'MVP, questa è per ora la sua migliore stagione, si comporta da uomo franchigia quale dev'essere e fa finalmente parlare veramente di se per quella candidatura al migliore dell'anno; Film horror per chi si avventura sotto canestro, non si sa mai quando arriverà la stoppata con Nenè, K-Mart e The Birdman che sorvegliano la zona e si comportano bene anche offensivamente; Lawson è un ottimo cambio, bella pescata al Draft, Playmaker...Scusate...Guardia veramente interessante, J.R. Smith sempre il giocatore che può cambiare una partita.
Le possibilità sono basse, ma con un po' di fortuna non si sa mai che battano i Lakers e vadano in finale.

Los Angeles Lakers - Come al solito i più forti ad Ovest e probabilmente nell'NBA in generale
Bryant quest'anno, visto che gli avversari li ha già battuti tutti, gioca contro il cronometro...e Vince! Un buzzer-beater dopo l'altro trascina la sua squadra; Odom devastante, un giocatore che, se in serata, può vincere una partita quasi da solo; Gasol fa il suo dovere (Nulla in più per come la vedo io, però il suo dovere lo fa perfettamente), Artest non mi convinceva moltissimo come stella a Houston, ma come vice-Kobe direi che va di lusso ai Lakers, per poi non parlare dell'utilità in fase difensiva; Bynum niente male, continua a mancargli qualcosa ma è in crescita; Shannon Brown, Farmar, Fisher, tutti ottimi piccoli, a completare una squadra alla quale non manca niente.
Squadra probabilmente vincente ad Ovest.
Penso che questo sia finalmente l'anno in cui l'NBA ci concederà la finale Lakers-Cavs, anche perchè se non succederà probabilmente ci troveremo a commentare il crollo psicologico di David Stern. Vedremo eventualmente quale sarà l'esito di una finale come quella, veramente difficile un pronostico; Per ora lo lascio a voi, mi esprimerò, nel caso, a Giugno.
Buon All Star Week-End.

giovedì 11 febbraio 2010

Half season awards

La prima metà della stagione NBA è andata in archivio e questi sono i miei personali awards.

MVP: Kevin Durant. La scelta può sembrare illogica, infatti questa NBA è dominata da LeBron James e Kobe Bryant,che stanno sfoderando prestazioni mostruose e stanno dominando le due Conference. Però i miglioramenti dell'ex LongHorns sono sotto gli occhi di tutti, 29.7 PPG conditi da 7.4 RPG e 2.9 APG, con il 48.5% da 2, il 38% da 3 e l'88% dai liberi, tutte migliori cifre in carriera e a soli 21 anni... impressionante!! Inoltre stà conducendo i Thunder ai playoffs nella durissima Western Conference.

Rookie of the year: Tyreke Evans. Anche qui la scelta è stata complicata, perchè Jennings ad inizio stagione ha stupito tutti, anche per la tremenda prestazione balistica di 55 punti con ben 29 punti solo nel 3° quarto. Però il buon Jennings ha passato periodi di crisi, così come Stephen Curry che stà strabiliando a suon di triple e recuperi ad Oakland, percui la mia scelta è caduta su Tyreke perchè in questi 3 mesi è stato il più costante e guida i rookies per media punti con 20.3 PPG, 4.8 RPG e 5.1 APG, insomma una futura all star.

Most improved player: Rajon Rondo. Sicuramente Zach Randolph e David Lee stanno giocando il loro miglior basket ( e giustamente Pago obietterà alla mia scelta, in quanto tifosissimo Knicks) ma ho optato per Rajon Rondo perchè è stata la vera anima dei Celtics fino a questo momento, ha tenuto sù la baracca nei momenti di crisi, anche per via degli infortuni di KG,The truth e anche per il rendimento sotto le attese di Ray Allen. La guardia da Kentucky, nonostante la percentuale penosa ai liberi (il 59% per una point guard è clamorosa) ha incrementato la sua produzione al tiro e migliorato la sua visione di gioco. Al momento in cui scrivo le sue cifre parlano di 14.3 PPG, 9.3 APG e 4.4RPG conditi da ben 2.5 SPG(leader NBA)

Defensive player: Dwight Howard. Sicuramente Dwight nn è il miglior difensore della lega, ma dato che convenzionalmente tale premio è assegnato a chi domina il pitturato con rimbalzi e stoppate, chi poteva vincerlo se nn il leader della lega in RPG,BPG e double-double. Parliamo di ben 41 doppie doppie su 53 partite giocate con 13.4 RPG e 2.7 BPG, insomma una no-flying zone quella attuata da Howard.

6th man: Jamal Crawford. Pochi dubbi da parte mia, Jamal Crawford è il vero uomo in più degli Hawks e sta producendo le cifre record in carriera, 17.8 PPG in 30 minuti di impiego con ottime percentuali dal campo, il 46% da 2, il 38% da 3 e l'85% dai liberi. Inoltre la scorsa settimana Jamal è diventato il leader ogni epoca di giocate da 4 punti(3 punti più fallo), passando Reggie Miller a quota 24!!

Coach of the year: Scott Brooks. Il coach dei Thunder ha portato la sua squadra in zona playoffs, addirittura il record parla di 30W-21L e a mezza partita dal 5°posto ad Ovest battendo in pochi mesi il numero di vittorie ottenute nell'intero anno passato (23W-59L)

mercoledì 10 febbraio 2010

Hawks @ Grizzlies 2/9/2010

La partita della notte al FedEx Forum di Memphis è l'occasione giusta per fare 4 chiacchiere su una squadra che ad inizio anno era considerata, senza esagerazioni, lo zimbello della lega e che invece si sta rivelando tra le più sorprendenti (ci metto Houston) ad Ovest.
Dopo essersi liberati della presenza di Allen Iverson, forse troppo scomoda e ingombrante, la squadra ha trovato, sotto la guida di un ottimo Hollins, la propria dimensione.
I dubbi ad inizio stagione erano legati non certo al talento che nessuno mi auguro mettesse in dubbio, quanto piuttosto al bilanciamento dei possessi, all'armonia nello spogliatoio, all'amalgama di squadra e via discorrendo.
Prima di iniziare questa partita i Grizzlies si presentavano con un record di poco superiore al 50% di W che ,in un ovest altamente competitivo, è da considerarsi buonissimo record.
La partita con gli Hawks è un banco di prova sicuramente solido, essendo oggi Atlanta tra le migliori squadre ad Est( dopo Cleveland e alla pari con Orlando?).
La partita si svolge per 2 quarti e mezzo in equilibrio, con Memphis che predilige le soluzioni nel pitturato e Atlanta che riesce a ribattere colpo su colpo senza mai staccarsi.
Le cose cambiano quando Jamal Crawford alza vertiginosamente il volume della radio; il veterano da Seattle infila una serie di triple che non lasciano il tempo di respirare (chiuderà con 5/7 dalla lunga mettendo le prime 4 di fila senza errori e 28 punti totali in 26 minuti di impiego).
Memphis ogni qual volta tenta di reagire è tenuta a distanza da Atlanta che va in amministrazione controllata fino alla fine per il 108-94.
Visto che su Atlanta ha già scritto in maniera esauriente Peo, è il momento per un breve focus sui Grizzlies. La squadra è giovane, piena di talento e sicuramente intrigante. La frontcourt con Gasol( oh questo è buono buono per davvero, se non come il fratello ci arriva parecchio vicino), Zac Randolph (ASG meritatissimo per lui con 34 doppie doppie stagionali e 20 punti+ 11 rimbalzi abbondanti a gara tra l'altro miglior rimbalzista offensivo della lega) e Rudy Gay( non ha bisogno di ulteriori elogi) è tra le migliori e meglio assortite della lega offensivamente parlando mentre come backcourt abbiamo Conley(giocatore disciplinato, poco appariscente ma utile alla causa) e OJ Mayo( in crescita costante offensivamente e difensivamente, dove sull'uomo è diventato spaventoso).
Nella metà campo offensiva la squadra, parere personale confortato dalle statistiche, è già oggi nell'elite della lega; per quanto riguarda la parte difensiva il lavoro che attenderà Hollins lo prevedo ancora abbastanza lungo. Gli uomini e i mezzi per far bene anche in quel lato del campo ci sono, vediamo da qui alla fine della RS se ci sarà qualche progresso concreto.
Quello che mi convince meno di Memphis è la panchina: tolto un fantastico (in alcune partite) Young, escono Carroll (visto bene in alcune occasioni ma non ancora pronto come logico che fosse),Tinsley( disciplinatissimo rispetto al passato), Williams( visto col contagocce per la verità sino ad ora) e la seconda scelta assoluta Thabeet. Ecco proprio su Hasheem voglio spender 2 paroline; ogni volta lo vedo giocare mi convince sempre meno: ok ha verticalità, salta parecchio ma è veramente troppo indietro per quanto riguarda le basi del gioco. Se consideriamo che il fisico, tolta l'altezza, è quello che è vedo un futuro poco radioso. Diventerà con tutta probabilità uno che difensivamente saprà tenere il campo molto bene ma in attacco temo sia destinato a svolgere il "compitino".E' lecito aspettarsi qualcosa in più da una seconda scelta? Penso proprio di si....in ogni caso felicissimo di esser smentito anche a breve.
Altro fattore che tiene in apprensione un simpatizzante(come il sottoscritto) Grizzlies è che Rudy Gay questa estate sarà restricted free agent e ha dichiarato più volte di non aver intenzione di rimanere a Memphis. La sua perdita sarebbe dura da digerire, chissà però che questa stagione non gli faccia cambiare idea; anche, se non soprattutto, da qui si valuterà la vera bravura di Lionel Hollins.
Alla prossima ;)